Ci dev’essere una soluzione per questa crisi. Ci dev’essere e, date retta, bisogna che sia semplice. Ricette complesse, come quelle cucinate dai governi (o che i governi fanno di credere di voler cucinare) o non funzionano o sono di preparazione troppo lunga. Io, un’ideuzza per venir fuori dalla palude ce l’avrei. È un’idea un po’ folle - metto le mani avanti - ma è l’unica che ho, e tanto vale dirvela.
Per uscire dalla crisi, la prima cosa è decidere come vogliamo che sia il mondo dopo la crisi: dobbiamo scegliere un modello e marciare senza esitazione verso il traguardo. La mia idea sarebbe di copiare gli spot televisivi.
So già a che cosa state pensando. State pensando che il modello degli spot è attraente perché, in generale, trasforma il mondo in un luogo dove il cielo va da poco nuvoloso ad assolutamente sereno, dove le aiuole sono fiorite (è sempre primavera, del resto) e dove bellissime donne guidano auto di lusso su strade deserte. Vero, ma non è questo l’aspetto del mondo degli spot che più mi sembra interessante in funzione anti-crisi. Ad avermi colpito è la psicologia degli abitanti di questi brevi intermezzi pubblicitari.
Nella maggior parte dei casi, i personaggi che animano Spotlandia, se così vogliamo chiamare questa terra di sogni e occasioni, si muovono rispondendo a stimoli sorprendentemente semplici. Soprattutto, quando trovano qualcosa che li soddisfa sembrano concentrarsi su di essa, facendone il perno della loro vita ed escludendo ogni altra cosa, noie e disagi compresi. Negli spot vediamo espressioni sognanti sui volti di individui incantati dall’efficienza di un banale rasoio automatico, oppure prigionieri del semplice gesto di spruzzare un deodorante. Capite bene, dunque, come la crisi non avrà mai modo di incidere in profondità sui chi fa della vita esclusivamente una questione di ascelle fragranti.
Per uscire dalla crisi, la prima cosa è decidere come vogliamo che sia il mondo dopo la crisi: dobbiamo scegliere un modello e marciare senza esitazione verso il traguardo. La mia idea sarebbe di copiare gli spot televisivi.
So già a che cosa state pensando. State pensando che il modello degli spot è attraente perché, in generale, trasforma il mondo in un luogo dove il cielo va da poco nuvoloso ad assolutamente sereno, dove le aiuole sono fiorite (è sempre primavera, del resto) e dove bellissime donne guidano auto di lusso su strade deserte. Vero, ma non è questo l’aspetto del mondo degli spot che più mi sembra interessante in funzione anti-crisi. Ad avermi colpito è la psicologia degli abitanti di questi brevi intermezzi pubblicitari.
Nella maggior parte dei casi, i personaggi che animano Spotlandia, se così vogliamo chiamare questa terra di sogni e occasioni, si muovono rispondendo a stimoli sorprendentemente semplici. Soprattutto, quando trovano qualcosa che li soddisfa sembrano concentrarsi su di essa, facendone il perno della loro vita ed escludendo ogni altra cosa, noie e disagi compresi. Negli spot vediamo espressioni sognanti sui volti di individui incantati dall’efficienza di un banale rasoio automatico, oppure prigionieri del semplice gesto di spruzzare un deodorante. Capite bene, dunque, come la crisi non avrà mai modo di incidere in profondità sui chi fa della vita esclusivamente una questione di ascelle fragranti.
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