Asciugati Narciso

Ora che l'Ice Bucket Challenge, o doccia gelata, ha felicemente contagiato (ma si può dire così, parlando di un'iniziativa contro la malattia?) anche l'Italia, ora che il nostro premier è intirizzito, Celentano bagnato come un pulcino e che Mina, da costui "nominata", senz'altro si prepara alla raggelante manovra, ora che tutto ciò è accaduto, bisognerà trovare anche qualcuno che, con fantozziano coraggio, proclami la verità: l'Ice Bucket Challenge è una cagata pazzesca.

Naturalmente non si può, perché la bontà del fine (la raccolta di fondi per la cura della Sla, la Sclerosi laterale amiotrofica o morbo di Gehrig) è talmente urgente e lampante da oscurare la stupidità del mezzo. Basterebbe però poco per ammetterlo: è il mezzo, qui, a essere il vero fine. Lo stesso fine che si persegue inondando la Rete di selfie e informando il mondo, tramite Facebook e Twitter, di ogni nostro movimento mentale, fisico e intestinale. Una gran voglia di essere visti, ammirati, amati. Poco importa che, per contribuire alla lotta alla Sla, siano disponibili, da anni, chiare coordinate bancarie.

Si dirà che solo lo spettacolo delle secchiate ha portato su questo terribile morbo la necessaria attenzione collettiva, impossibile da ottenere altrimenti e certo non tramite seriose campagne di sensibilizzazione. Va bene, ma allora bisognerà ammettere che soffriamo tutti di un'altra malattia gravissima, la Sna, Sindrome narcisistica acuta, e che solo sfruttandone le caratteristiche, ovvero cortoricuitandola con malizia, possiamo fare in modo che lavori a vantaggio del prossimo. Questo però equivale a dire che se esistono ancora comportamenti eroici, buone azioni e atti di giustizia, i gesti di pura generosità sono invece certamente morti. Bello sarebbe se qualche Vip proponesse un gioco a catena per una raccolta (di consapevolezza più che di denaro) contro la Sna: "Mi stacco da tutti i social per una settimana e invito Tizio a fare altrettanto!”.

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