Queste righe vorrebbero essere un monito ai cosiddetti “leoni da tastiera”, quelli che giudicano, irridono, insultano e spargono indignazione a caso.
La ragione è che qualche autentico “leone da tastiera” esiste, qualcuno per cui questa definizione perde ogni sfumatura sarcastica e anzi diventa un titolo di merito. Qualcuno, inoltre, per cui l’anonimato online è necessario a garanzia di sopravvivenza e il “nickname” non rappresenta solo una volgare licenza di impunità. Tra questi, l’autore di un blog - “Mosul Eye” - rimasto attivo durante tutti i tre anni di occupazione della città da parte di Daesh. Attraverso il blog, appoggiato sulla comunissima piattaforma wordpress, Mosul Eye ha costantemente fornito informazioni alle forze impegnate nei combattimenti contro i terroristi. Ogni dettaglio, ogni informazione militare e no che l’animo redattore – si definisce “storico, non giornalista” - poteva cogliere in città, tra i militanti, la gente comune, o anche osservare direttamente. Così facendo, ha dato un contributo alla cacciata di Daesh.
Il rischio che ha corso, manco a dirlo, è enorme, tanto che oggi, con la liberazione, ha scelto di lasciare Mosul: il suo compito è finito, inutile offrire occasione di vendetta a qualche lupo solitario. Mosul Eye potrebbe però continuare a darci qualcosa: un pensiero, un dubbio, un soprassalto di vergogna ogni volta che, qui da noi, ci coglie l’istinto di comportarci da asini da tastiera. Perché questo, al suo confronto, noi siamo.
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