Aspettando Trenord

Aspettando Trenord

Finalmente l’altoparlante si schiarisce la voce: «Il treno delle 15,17 per Milano Cadorna è in partenza dal binario 1». Sui volti dei passeggeri (o aspiranti tali) corre un sorriso lieve come l’ondeggiare del grano a primavera. Il lato comico della vicenda è che sul binario 1 non c’è nessun treno. Il binario 1 è privo di treni come la vetta dell’Everest è priva di sedie a sdraio. Sul binario 1 mancano treni come nel Sahara c’è scarsità di autogrill.

Il divertimento dei passeggeri nasce dal fatto che, dopo tre giorni di assoluto caos ferroviario, Trenord ha finalmente deciso di abbracciare la sua vera vocazione: non il trasporto pubblico, bensì il teatro dell’assurdo. Meno coincidenze e più Beckett; basta con arrivi e partenze, d’ora in poi invece dell’orario si consulti un copione di Ionesco.

Annunciare che «il treno delle 15,17 per Milano Cadorna è in partenza dal binario 1» quando il binario 1 è vuoto come un pomeriggio di Scilipoti è un colpo di genio, una sfida rivoluzionaria all’establishment, alle convenzioni borghesi e alla disumana sclerosi del linguaggio. Magritte applaudirebbe questi umili manager ferroviari e Breton bacerebbe sulle guance questi nuovi apostoli del surrealismo che del treno fanno un ariete contro l’estetica e la morale corrente.

Pensate a che cosa potrebbe uscire da quell’altoparlante ora che la logica della comunicazione di servizio è finalmente superata! Ecco alcune proposte:

«Si ricorda ai signori viaggiatori che il Bologna è lo squadrone che tremare il mondo fa».

«Attenzione, prego: l’antilope è in grado di raggiungere la velocità di 79,45 chilometri orari».

«In seguito all’introduzione dell’orario invernale, al mattino presto, non appena il sole è desto, van le ochette a fare il bagno dentro l’acqua dello stagno».

© RIPRODUZIONE RISERVATA