E’ possibile che, nelle vostre giornate fitte di impegni, non abbiate trovato il tempo per seguire nel dettaglio la visita del presidente cinese Xi Jinping a Parigi. Può anche darsi che, a trattenervi dal tuffarvi nei reportage sull’incontro ufficiale con Francois Hollande, sia stato il fatto che i partecipanti al vertice sino-francese fossero, appunto, cinesi e francesi, due particolari varietà del consorzio umano non sempre circondate da unanime simpatia. Eppure qualcosa di interessante, dall’incontro, è emerso. Per esempio, trovo notevole una frase pronunciata dal leader orientale: «Il mondo non deve temerci: la Cina è un pacifico leone».

Xi Jinping si riferiva a una frase attribuita a Napoleone («La Cina è un leone addormentato. Lasciatelo dormire, perché quando si sveglierà scuoterà il mondo») per spiegare che, sebbene oggi sia perfettamente sveglio, il “leone” cinese non deve spaventare l’umanità. Vero, ma gia che c’era, per tranquillizzarci del tutto, il presidente Xi avrebbe potuto sbarazzarsi anche dell’immagine del leone: «Visto? La Cina si è svegliata ma non è affatto un leone. Piuttosto, un morbido panda». Oppure un adorabile leprotto, un simpatico scoiattolo o un buffo koala, scegliete voi.

All’espressione «pacifico leone» manca qualcosa per essere completamente rassicurante. Non vorrei che, sull’esempio, altri leader escogitassero, per i loro Paesi, definizioni altrettanto ambigue. Ecco Putin presentarsi davanti alle telecamere: «Il mondo non abbia paura: la Russia altro non è che un innocuo squalo».E Barack Obama, preoccupato di conservare all’America il suo stato di “superpotenza” potrebbe dire che «l’umanità non deve temere gli Stati Uniti: la nostra nazione è una tarantola giocherellona». E così via: l’Inghilterra? «Un allegro piranha». La Germania? «Un’esilarante pitone».

Se la moda dovesse dilagare dovremmo pensare a una definizione per l’Italia. C’è da giurare che sbaglieremmo tutto: «Noi siamo» dirà Renzi picchiando il pugno, «un pericolosissimo gattino».

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