Prima - molto prima - che ne sentissi parlare per altre ragioni, il paese di Gemonio mi era familiare per una questione di pinze, cacciaviti e chiavi inglesi. Gemonio era infatti il paese della Usag, azienda dedicata alla produzione di utensili «al vanadio» degni delle Ferrari di Niki Lauda e Clay Regazzoni.
La Usag è una delle non poche aziende fondate, nel Varesotto, da tedeschi o svizzeri tedeschi: Hermann Amos si chiamava l’imprenditore che, nel 1926, apriva la Utensileria società anonima Gemonio, Usag appunto. Leggo che, oggi, lo stabilimento si è spostato un poco più in là, a Monvalle, e che, in una sorta di globalizzazione del cacciavite, la Usag è stata dapprima incorporata nel marchio francese Facom Tools Sa e successivamente nel gruppo americano Stanley Works. Dal marzo 2010, infine, la Usag fa parte del colosso StanleyBlack&Decker.
C’è da credere che sotto l’ombrello di StanleyBlack&Decker la qualità del prodotto continui a essere eccellente ma, lasciandoci incantare per un momento dalla nostalgia, è facile immaginare avvolti in una luce mitica quegli utensili degli anni ’70, pensati da un tedesco, costruiti da lombardi e usati da emiliani per assemblare bolidi: una perfetta sintesi metallica dell’efficienza nordica. Con quelle pinze, sembrava possibile aver ragione di qualunque meccanismo e con quelle chiavi inglesi non c’era bullone che rifiutasse di venir stretto. Riparazioni garantite, per chiunque e per qualunque cosa. Sembra che a Gemonio, di attrezzi così, ne avrebbero di nuovo bisogno.
La Usag è una delle non poche aziende fondate, nel Varesotto, da tedeschi o svizzeri tedeschi: Hermann Amos si chiamava l’imprenditore che, nel 1926, apriva la Utensileria società anonima Gemonio, Usag appunto. Leggo che, oggi, lo stabilimento si è spostato un poco più in là, a Monvalle, e che, in una sorta di globalizzazione del cacciavite, la Usag è stata dapprima incorporata nel marchio francese Facom Tools Sa e successivamente nel gruppo americano Stanley Works. Dal marzo 2010, infine, la Usag fa parte del colosso StanleyBlack&Decker.
C’è da credere che sotto l’ombrello di StanleyBlack&Decker la qualità del prodotto continui a essere eccellente ma, lasciandoci incantare per un momento dalla nostalgia, è facile immaginare avvolti in una luce mitica quegli utensili degli anni ’70, pensati da un tedesco, costruiti da lombardi e usati da emiliani per assemblare bolidi: una perfetta sintesi metallica dell’efficienza nordica. Con quelle pinze, sembrava possibile aver ragione di qualunque meccanismo e con quelle chiavi inglesi non c’era bullone che rifiutasse di venir stretto. Riparazioni garantite, per chiunque e per qualunque cosa. Sembra che a Gemonio, di attrezzi così, ne avrebbero di nuovo bisogno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA