Il sito della Bbc ha avuto la brillante intuizione di dedicare un ampio servizio all’imminente compleanno di Zuzana Ruzickova. L’iniziativa, come dicevamo, è brillante e non solo perché si tratta di un compleanno significativo - il novantesimo - ma perché la signora Ruzickova merita di essere conosciuta, e la sua storia raccontata nei particolari.
Se in un ipotetico film il XX secolo dovesse (e potesse) venire interpretato da una persona in carne e ossa, non ci sarebbe scelta migliore che affidare a lei la parte. Nata in Cecoslovacchia nel gennaio del 1927 da una ricca famiglia ebrea, a 12 anni Zuzana vide il suo Paese invaso dai nazisti. In conseguenza di ciò, trascorse gli anni della guerra in tre campi di concentramento, uno dei quali chiamato Auschwitz.
Sopravvissuta alla fame, alla brutalità del lavoro forzato e perfino alla peste, Zuzana ebbe il premio di ritrovarsi, nel dopoguerra, cittadina di un Paese satellite dell’Unione Sovietica. «Non potevo credere ci fosse un altro regime simile a quello nazista - dirà -, non credevo fosse possibile ritrovare tanta crudeltà, tanta stupidità e tanto antisemitismo. Nella mia ingenuità mi ripetevo: non è possibile».
Nell’attraversare il peggio del XX secolo, Zuzana Ruzickova ci consegna oggi un messaggio positivo. A salvarla nel bel mezzo di tanto orrore, è stata infatti la musica. Merito del suo talento, della sua ostinazione, della sua disciplina: guerre e dittature non le hanno infatti impedito di diventare una delle migliori clavicembaliste del mondo. Premiata e apprezzata ovunque, prima artista a registrare l’opera completa di Bach, si fece un nome fuori dal suo Paese tanto che perfino il regime comunista dovette inchinarsi e lasciarla fare.
A sostenerla sempre, come lei racconta, le note di Bach: «Nella sua musica si avverte la presenza di Dio». Un messaggio per tutti noi che, troppo spesso, dubitiamo della bellezza e della sua capacità di piegare l’acciaio.
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