Autobiografie non autorizzate

Autobiografie non autorizzate

È arrivata in redazione, ieri, una copia-omaggio del libro di Italo Bocchino «Una storia di destra», autobiografia politica del vicepresidente di Futuro e Libertà. Ho avuto modo di sfogliarlo: il volume contiene una serie di aneddoti imperdibili, soprattutto per chi è interessato a sapere quanto fosse spaziosa la cucina di Gasparri negli anni Ottanta, quale colore prediliga La Russa per i calzini e il tempo medio di permanenza in bagno di Francesco Storace. «Una storia di destra» racconta infatti gli anni di formazione di un gruppo di tenaci militanti diventati, oggi... Già, diventati che cosa?
Vedete, le biografie del tipo «partendo dal nulla ho costruito un impero» funzionano egregiamente ma necessitano di due ingredienti: 1) la partenza dal nulla, 2) l’approdo all’impero. Spiace dirlo con tanta franchezza ma l’ottimo Bocchino sembra un poco a corto di entrambi i componenti. Soprattutto il secondo. L’aver conquistato un posto in pianta stabile nel rissoso recinto della politica italiana non sembra infatti materiale sufficiente per rimpolpare una biografia di taglio napoleonico. Non nella destra pre e post-missina e neppure, per intenderci, nella sinistra post-comunista. Se questa moda letteraria dovesse imporsi più di quanto non abbia già fatto, ci ritroveremo presto a leggere anche dei pigiami di Matteo Renzi e dell’intimo di Bersani. Non solo la Storia non ne ha bisogno, ma ne proverebbe pure una punta di fastidio.

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