Visto che siamo in epoca di autocertificazioni, vorrei approfittare di questo spazio per autocertificare un paio di cosette. Il modulo, mi rendo conto, non è né ufficiale né aggiornato: vi prego di prenderlo per buono lo stesso, anche perché non sto per dichiarare uno spostamento fisico, una missione al supermercato o, peggio, un’incursione in farmacia.
Di spostamenti si tratta comunque, in effetti, ma del tipo non ancora regolamentato dalle ordinanze: spostamenti del cuore e della mente, trasferimenti psicologici, piccole e grandi passeggiate dell’anima.
La prima autocertificazione che vorrei fare è piuttosto intima. Vivo infatti come una scoperta a suo modo sorprendente il fatto che l’isolamento mette a nudo una grande verità sull’essere umano: egli non esiste se non in società. La distanza, anche fisica, dal prossimo non è precisamente cosa naturale, con tutto il rispetto per Thoreau e il suo capanno nel bosco.
Eppure, nonostante venir recisi dalla società equivalga a un’amputazione, quando il consorzio umano è in piena attività e gli individui si mescolano e interagiscono come Pavesini nel caffelatte, le dinamiche sociali ed economiche che abbiamo destinato a regolare il traffico non fanno altro che metterci contro. Ci fronteggiamo in competizione per cose che non riguardano solo il lavoro e il guadagno ma anche, se non soprattutto, la vanità, l’orgoglio, l’egoismo e l’ambizione. Per essere gente che ha in ogni caso bisogno degli altri, è questo un comportamento tanto bizzarro quanto distruttivo. La prima autocertificazione è dunque questa: dichiaro che alla fine di questa parentesi di isolamento vorrei impegnarmi a smorzare i toni - per usare un’espressione che, del tutto inutile in tempi “normali”, merita oggi un’occasione di riscatto - e a evitare, da parte mia, di aizzare il patetico combattimento di galli che sono ormai le relazioni sociali.
Seconda autocertificazione. Lo dico subito: è in contraddizione - almeno apparente - con la prima. Perché se fino a ora ho annunciato una volontà di riavvicinamento al prossimo, ecco che mi vedo costretto a introdurre subito alcune eccezioni. E a dichiarare che, fatto salvo il mio rinnovato patto con il grosso dell’umanità, ci sono alcuni elementi ai quali non la perdonerò.
Infatti, mentre in tempi “ordinari” si può tollerare il micragnoso bla bla ba di una campagna elettorale in attività permanente ormai da decenni, è del tutto inaccettabile che di questi tempi si continuino a manovrare le armi della faziosità, della menzogna e della ribalderia. Non tanto per far quadrato attorno al governo, che passerà come son passati tanti governi, quasi tutti senza lasciar segni di vita intelligente, ma perché è irresponsabile nei confronti dei cittadini, del prossimo nostro ora distante ma quantomai ferito e sensibile.
Non la perdonerò dunque ai diffusori di video ad minchiam, ai complottisti da strapazzo, ai quando c’era lui caro lei, ai falsi patrioti, agli imprenditori da reality show, agli opinionisti con la bava schiumosa che esonda dalla mascherina, ai whastappisti compulsivi e agli “ho saputo da mio cognato che è stata la Cia”. Gli altri, sarà un piacere ritrovarli. Questi, una salda certezza disprezzarli.
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