Avanti così

Avanti così

Dello straordinario video-messaggio di Silvio Berlusconi mi ha colpito l’espressione «non si può andare avanti così». Poiché non ha proprio senso che io aggiunga un commento, una battuta o, peggio, un pistolotto sulle fanciulle di Arcore - secondo la Procura viziose reclutate a condomini interi, secondo il Cavaliere angeli asessuati dispensatori di bellezza - è proprio su quell’«avanti così» che vorrei concentrarmi.
Forse per la prima volta, nonostante i suoi frequenti rimbrotti alla magistratura, il presidente ha espresso pubblicamente un moto di così impellente, dolorosa insofferenza. «Non si può andare avanti così» è il messaggio precotto di chi non ce l’ha fa più, è l’Ikea dell’indignazione, il combustibile chimico che alimenta l’ultima fiamma della sopportazione. Naturalmente, come tutte le frasi fatte, non significa nulla. Significa, anzi, il suo contrario. «Avanti così» è il modo in cui si va avanti fin dalla notte dei tempi. Non si registrano, nella storia dell’umanità, sconti a questa procedura: siamo sempre andati «avanti così» anche se, all’apparenza, «non si poteva». E dunque «avanti così» andrà anche Berlusconi, per quanto non gli sembri possibile, come «avanti così» vanno gli operai che, fatti due conti, alla fine del mese «non potrebbero» arrivarci; farà, il Cavaliere, come fecero Adamo ed Eva, ai quali va riconosciuto di aver inventato, dopo la prima notte trascorsa fuori dal paradiso terrestre, lo sconsolato sospiro di cui all’oggetto: «Non si può andare avanti così».

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