Baratri

Baratri

In quanti modi si può avere a che fare con un baratro? Infiniti, a giudicare dai giornali degli ultimi giorni, nei quali la parola "baratro" era la sinistra colonna portante di ogni annuncio: «Siamo nel baratro», «Italia nel baratro», «Vicini al baratro», «Baratro inevitabile», «Si spalanca il baratro», «Lo spettro del baratro», «Il baratro è a un passo», «Corsa verso il baratro» e perfino «Speciale baratro: le news sulla crisi».

Ma vediamo che cosa è questo baratro. Il fido Devoto-Oli riporta la seguente definizione: «Abisso, voragine, spesso fig., con un’idea accentuata di irreparabilità o di perdizione: precipitare nel b. del vizio, della droga». Colpisce quel senso di morbosa attrazione che, per definizione, il baratro esercita: sappiamo che da esso non c’è ritorno ("irreparabilità") ma qualcosa di ammaliante ci spinge nelle sue fauci ("perdizione").

Vedete che, di colpo, la crisi finanziaria, quella che appunto ci avrebbe «portato sull’orlo del baratro», assume tutta un’altra connotazione: da pasticcio epocale combinato da politici inaffidabili in congiunzione con speculatori feroci, diventa più simile a un generale difetto della natura umana e dunque due volte umano, perché i difetti, ancor più delle virtù, sono prossimi all’essenza degli uomini. E allora si vede che ce l’abbiamo dentro un po’ tutti, questo baratro, e lo spread di cui si parla, per una volta chiaro nel suo significato, è in realtà la distanza che separa ciò che vorremmo essere da ciò che siamo.

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