Basta cretinate

Basta cretinate

Di certo lo sapete, perché la notizia, sabato, è stata data con rilievo. Nel Consiglio dei ministri si è sfiorata la crisi a causa di un litigio tra Stefania Prestigiacomo, responsabile per l’Ambiente, e Giulio Tremonti, titolare di Economia e Finanze. La tensione è salita quando Stefania si è rivolta a Giulio con un secco: «Basta cretinate». Lui  ha preso cappello: «O si scusa o me ne vado».
Rievochiamo l’episodio perché, in gola, ci è rimasta una domanda: «Ministro Prestigiacomo, ci dica: come ha fatto?» Eh sì, perché noi, da tempo, abbiamo l’impressione che non sia affatto sufficiente dire «basta cretinate» perché qualcuno rassegni le dimissioni. Non un politico, non un burocrate: «basta cretinate», a queste latitudini, non è minaccia che spaventi sul serio. Tenga conto che, nella nostra rozzezza, a volte sostituiamo la parola «cretinate» con un’espressione più robusta, abrasiva, una specie di versione da neve del suddetto termine, irrobustita da una coppia di "zeta" affilata e ringhiante. Niente da fare: neppure con la parolina rinforzata qualcuno si è mai smosso, tantomeno al governo. A dirla tutta, «basta cretinate» è proprio il minimo che ministri e sottosegretari, di questi tempi, si sentono dire. Il primo ministro, in particolare, viene spesso invitato a «basta…» un lungo elenco di cose in cui le «cretinate» neppure figurano al primo posto. Ma tant’è: se lo dice lei, caro ministro, scoppia il finimondo; se lo diciamo noi, niente. L’unica consolazione è che, su certi potenti, evidentemente siamo arrivati alla stessa conclusione.

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