Bello e triste

Se siete in vena soltanto di belle notizie, le righe che seguono non sono per voi. Se invece vi incuriosiscono i reconditi meccanismi dell’umanità, ecco allora un’informazione che potrebbe interessarvi: uno studio scientifico ha dimostrato che i nostri sentimenti possono ucciderci non meno di quanto potrebbe fare una malattia, un incidente stradale o una puntata al plastico di Porta a Porta.

Una ricerca ha infatti permesso di stabilire che i rischi di un attacco cardiaco si moltiplicano per ventuno volte il giorno dopo la perdita di una persona amata. Nella settimana successiva alla morte il rischio è sei volte più alto e si mantiene su livelli superiori alla norma per almeno un mese. Si può morire, dunque, di cuore spezzato e, così come nell’immagine figurata, è proprio il muscolo cardiaco a cedere sotto il peso di un sentimento di irreparabile separazione. I medici ne sono convinti al punto da consigliare alle persone in lutto di «non sottovalutare l’eventuale insorgere di dolori al petto: non si tratta di malesseri dovuti a semplice stress, ma possono essere il preludio di un infarto».

Lascio a voi il compito di venire a capo dell’oscura ironia e della lieve, ma non per questo meno macabra, stranezza di questo consiglio, per proporre una diversa considerazione: prima di ogni altra cosa, lo studio dimostra infatti come gli uomini riescano a essere, l’uno per l’altro, malattia e medicina insieme. Il che conferma, ancora una volta, quanto questo mondo sia bello e triste.

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