Benvenuti nel 2011

Benvenuti nel 2011

Benvenuti nel 2011. Lo dico oggi, giorno 11 gennaio, nella certezza di trovarvi tutti allineati al calendario. Per dieci giorni, i primi dieci, l’anno ci ha lasciato liberi di indugiare, esitare negli impegni ufficiali, affondare nel ponte dell’Epifania. Siamo stati, per dieci giorni, liberi di rimandare l’appuntamento dal dentista, la dieta, il certificato all’anagrafe, perfino l’assicurazione dell’automobile. Un limbo nel quale il calendario, invece di ticchettare come un orologio, ronfava al pari del gatto sulla stufa: perso in ore tutte uguali, languido, un poco confuso e perfino accaldato.
Abbiamo fatto più resistenza del solito nell’apprestarci a un anno che, come hanno subito scritto i giornali, «non ha ponti». Le festività cadono nei giorni festivi, le settimane non concedono serpeggianti "damoni" e il calendario, ancora lui, invece della voce pastosa di Frate Indovino pare ammonirci con quella tagliente di Giulio Tremonti: «Sveglia, c’è la crisi. Infilatevi i pantaloni, se non volete fare la fine del Portogallo. Rimboccatevi le maniche, se volete scongiurare l’apocalisse della Grecia».
Per dieci giorni abbiamo ignorato il richiamo di questo 2011 così severo ed esigente, premendo, come si fa con la sveglia, il tasto che rimanda l’allarme di dieci minuti. Adesso, però, i dieci minuti sono passati. E anche i dieci giorni. La sveglia suona per la seconda volta, senza appello: bisogna alzarsi. Benvenuti nel 2011.

© RIPRODUZIONE RISERVATA