A quanto si legge nei notiziari scientifici, Perseverance, il rover della Nasa arrivato su Marte nei giorni scorsi, resterà lassù almeno un anno marziano, che equivale a 687 giorni.
Se l’idea, qui sulla Terra, è ancora quella che, un giorno, potremo colonizzare il pianeta Rosso e, anzi, trasferirci in massa tra i suoi crateri e le sue dune una volta che la Terra sarà del tutto consumata (un piano perfettamente in linea con la nostra evoluzione culturale che prevede sempre di prendere qualcosa, spremerla e poi buttarla via), se l’idea, dicevo, è confermata, questa faccenda dell’anno di 687 giorni dovrà essere presa in attenta considerazione.
Proviamo per esempio a pensare quanto il 2020, unanimemente detestato per averci consegnato il Covid-19 e la lite tra Morgan e Bugo a Sanremo, avrebbe potuto essere più dannoso: un 2020 doppio, per così dire, allungato ma non per questo diluito. La mente vacilla al pensiero.
Tutti da rifare, inoltre, i conti sulla cassa integrazione, sulla legge finanziaria, sulle scadenze dell’Irpef e della Tarsi. Se volessimo mantenere, per abitudine, i mesi di 30-31 giorni, allora in un anno ne conteremmo 22. Una bella maratona per arrivare, verso Natale, alla ventitreesima. E a proposito di Natale: ci pensate ai bambini che dovranno aspettare un periodo quasi doppio per ricevere i regali e, soprattutto, ai commercianti e ai produttori di giocattoli che vedranno raddoppiare la ciclica distanza dal periodo più remunerativo dell’anno? Non resterà che allungare la stagione natalizia: le prime slitte e i primi Babbo Natale compariranno intorno al tredicesimo mese, o giù di lì. «È già Natale» lamenterà qualcuno,« Ma non mancano trecento giorni?». Se invece la scelta sarà quella di allungare i mesi in proporzione, allora dovremo adattarci alla circostanza che saranno lunghi in media 55 giorni. L’arrivo dello stipendio mensile - per chi lo avrà - sarà alquanto posticipato, il che renderà il problema dell’ultima settimana più drammatico di quanto non sia oggi sulla Terra.
A proposito di settimane, continueremo nella tradizionale suddivisione in sette giorni oppure dilateremo anche questa? Nel secondo caso, avremo una settimana di 12 giorni che non potrà più chiamarsi settimana se non convenzionalmente. Dovremo trovare nomi opportuni per i cinque “nuovi” giorni e, sia chiaro da subito, aggiungere a quelli tradizionali Pisolo, Brontolo, Cucciolo, Eolo e Mammolo non vale.
Anche l’adattamento al singolo giorno comporterà dei problemi. È ben vero che un giorno marziano dura quasi quanto un giorno terrestre, ma il problema sta tutto nel quasi: infatti, dura 37 minuti in più. Una mezz’ora abbondante nella quale può succedere di tutto: si rompe la lavatrice - messa a dura prova da tutta quella polvere rossa -, salta il segnale del digitale marziano nel bel mezzo del derby, arrivano un paio di telefonate promozionali.
Insomma, l’entusiasmo per le conquiste spaziali è più che giustificato, sognare un futuro per l’umanità è legittimo e perfino nobile, ma non dimentichiamoci che qui come altrove nell’universo viviamo e vivremo sempre nella trappola del tempo. Che verrà a scovarci sulla Terra come su Marte. Nessuno ha più Perseverance di lui.
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