Biglietti da visita

Biglietti da visita

La mia, credo, è una sorta di alienazione mentale. Mi spinge a cercare connessioni laddove connessioni non ci sono: potrebbe essere una forma particolarmente inetta di autismo. Eppure, non potete mettermi sotto il naso notizie come quella che tra poco riferirò e sperare che non mi metta a costruire castelli in aria.

La notizia è questa: una "app", ovvero un programmino per tablet e smartphone, consentirà di sapere che tempo fa in una determinata località semplicemente leggendo un rapporto meteo inserito da chiunque si trovi lì. Semplice ma geniale: è come avere in ogni paese un amico o un parente al quale telefonare per chiedergli di guardare dalla finestra e dirvi che se piove o se c’è il sole.

Questa "app" manda in pensione da un giorno all’altro tutto l’apparato professionistico sviluppatosi intorno alla curiosità umana di sapere che tempo fa. Mappe barometriche, satelliti, fronti nevosi, anticicloni, piogge sparse, mari mossi e molto mossi, colonnelli dell’Aeronautica e venti da sud-sud-ovest: tutti ingranaggi arrugginiti di un sistema reso obsoleto dalla versione globale della zia di campagna che, premurosa, avverte: «Portatevi il golf che la sera fa freschino».

Così, anche il meteo cede all’inarrestabile processo di "gentizzazione" del mondo. Dicesi "gentizzazione" quel fenomeno che porta la gente a far da sé cose che, un tempo, affidava a specifici professionisti. I blog e i forum sostituiscono i resoconti giornalistici, eBay occupa il posto del negoziante di fiducia, Tripadvisor rimpiazza l’agente di viaggio. Presto anche avvocati, medici e notai cadranno sotto l’incalzare del passaparola informatico. Chissà, magari è una bella cosa: saremo più uomini e donne e meno biglietti da visita. O, magari, saremo soltanto biglietti da visita in bianco.

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