Blob

Blob

Per un giorno, o forse anche due, la città di Salerno si è sentita avvampare di vergogna. La stampa locale ci spiega perché:
«Sdegno su Internet, dove una ridda di commenti accusa Salerno di insensibilità per la scarsa partecipazione al sit-in di sabato sera per Melissa Bassi mentre, in contemporanea, il Corso era gremito di giovani in attesa del tronista Francesco Monte. Per tutta la giornata si sono susseguiti su Facebook e Twitter i commenti negativi per la calca che ha atteso il tronista in un negozio, mentre pochi ragazzi manifestavano per la tragedia di Brindisi. Qualcuno ha chiesto scusa a nome della città».
Credo di capire l’imbarazzo dei salernitani impegnati ma, nello stesso tempo, mi sembra ridicolo tacciare una città di insensibilità quando, siamo sinceri, la pelle corazzata, la svenevolezza mentale e la disinvoltura etica sono diventate un tratto comune dalle Alpi a Lampedusa.
Anni fa la trasmissione "Blob" aveva individuato nella promiscuità televisiva il primo sintomo di una generale perdita di prospettiva: veline e telegiornali, dibattiti e spogliarelli, televendite e cinema d’autore, il tutto in un frullato d’immagini che restituiva la nostra incapacità di tracciare, almeno in televisione, confini precisi tra codici diversi.
A Salerno è andato in scena un Blob in carne e ossa: da una parte l’emozione solenne per una tragedia, dall’altra quella frivola per un prodotto televisivo uscito, in via eccezionale ma neanche tanto, dallo schermo. E non si può neppure sostenere che questa inclinazione alla farsa, alla commedia tragica, all’ambiguo pastiche, venga da lontano, appartenga alla nostra storia tanto da essere stato immortalato, con benevolenza, da scrittori come Stendhal e Dickens. Il "tronista" a quei tempi non c’era: ce lo siamo inventato noi, e tocca prenderci la responsabilità.

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