Bravi

Bravi

Il signor Stefano Fassina, responsabile economico del Partito democratico, si è svegliato ieri con un "friccicore", come dicono a Roma, alle appendici sensibili del corpo. Quando ci si ritrova con certi pruriti, lo sappiamo tutti, prima o poi è giocoforza grattarsi. Così, il signor Stefano, agguantato un giornalista della Reuters, si è lasciato andare, affermando tra l’altro che sarebbe il caso di «anticipare la finanziaria e andare al voto in ottobre».

Apriti cielo. L’intero mondo politico è venuto giù a piombo come un Capezzone senza paracadute. D’altra parte, per la politica, la dichiarazione di Fassina era da allarme rosso. Se infatti il responsabile economico del Pd, partito che sostiene il governo Monti, non si fa problemi a dichiarare che si potrebbe votare a ottobre, allora, magari, anche altri pezzi del Pd potrebbero essere d’accordo con lui, e perfino il segretario Bersani, imitando mirabilmente il comico Crozza, potrebbe pensare che sì, in fondo fatti due conti non è una cattiva idea andare a votare prima del 2013, e se cede Bersani allora cade giù tutto: i partiti dati in vantaggio dai sondaggi vorranno andare a votare pure loro, i leader che sono fuori dal Parlamento, come Grillo e Vendola, già non vedono l’ora di entrarci e anche chi non c’avrebbe proprio la convenienza a quel punto non può restare fuori dalla mischia. Insomma, si potrebbe andare a votare per davvero.

E allora? Come, allora? Ci sarà un Parlamento tutto nuovo, con una composizione tutta nuova, con forze nuove e imprevedibili rappresentate nell’austero emiciclo: si profila nientemeno che la nascita della Terza Repubblica. Son fatti grossi, importanti. Guarderemo il mondo in faccia e gli diremo: «Noi, si va a votare». E il mondo dirà: «Bravi, quando avere finito spegnete tutto e non lasciate cartacce per terra».

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