Brutte infezioni

Non si dovrebbe essere qualunquisti o tantomeno snob sulle vicende della politica: in fondo, riguardano tutti noi. I più recenti sviluppi politico-giudiziari non ci lasciano tuttavia altra scelta: non è seriamente possibile seguire con interesse la rete di ricatti e pusillanimità che sta andando in onda in questi giorni su una faccenda che dovrebbe essere stata liquidata già da tempo. Purtroppo, a differenza di quanto accade all’estero dove i partiti sono impegnati a inseguire il futuro - qualche volta perfino con entusiasmo eccessivo -, le forze politiche italiane si preoccupano costantemente di perpetuare il passato, di contenere il cambiamento, di riprodurre il già visto aderendo, questo bisogna riconoscerlo, a un tipico tratto nazionale.

Di che cosa possiamo occuparci, dunque, se è impossibile occuparsi di politica? Un’idea ce l’avrei, anche se non piacevolissima: potremmo occuparci di sepsi. Ci sarebbero due ragioni per farlo: dopodomani, 13 settembre, sarà la Giornata mondiale della sepsi. Seconda ragione, ancora più importante: la sepsi è una malattia che, secondo i dati, uccide dieci volte più dell’infarto.

La sepsi è, in sostanza, un’infezione diffusa dell’organismo, una sindrome che abbatte le capacità del corpo di difendersi da elementi patogeni. Colpisce in prevalenza pazienti critici, con il sistema immunitario compromesso o anziani. Poiché la popolazione anziana è in costante crescita, è evidente che il problema della sepsi si fa ogni anno più stringente.

Combattere la malattia, nonostante il vasto repertorio di antibiotici oggi a disposizione, non è facile, per questo la mortalità è molto alta. La chance migliore è una diagnosi precoce, pressoché istantanea, e la ricerca si sta indirizzando in questa direzione. Per arrivare al traguardo, avrà bisogno di sostegno, attenzione e pubblicità: nel nostro piccolissimo, abbiamo dato un contributo.

Questo per quanto riguarda la sepsi. Per altre infezioni, come quelle di cui sopra, temiamo che la cura richiederà molto ma molto più tempo.

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