Buona violenza

Buona violenza

Il bello delle ricerche sulla psiche umana è che scoprono cose incredibili. Più spesso, però, scoprono, e con altrettanta sorpresa, ovvietà desolanti. Il fatto è che la ricerca spesso finisce per mettere nero su bianco meccanismi psicologici che tutti, tramite l'esperienza quotidiana, conosciamo benissimo ma fatichiamo a tradurre in parole. La sensazione di sorpresa che si prova leggendo i risultati di certe ricerche sta più nel vedersi confermati in certe intime convinzioni che nella rivelazione di aspetti ignoti della nostra mente.

Ecco perché il risultato di una ricerca condotta sulla violenza vi suonerà sorprendente e nello stesso tempo familiare. Il risultato è questo: la minaccia di violenza ci rende più gentili. Se una comunità condivide la sensazione, certo opprimente, di essere sottoposta a una minaccia, a un pericolo che mette in discussione la sua sopravvivenza, ecco che, all'interno della comunità, i rapporti tra gli individui si faranno migliori, più cordiali e aperti alla solidarietà. Gli esperti ne hanno trovato conferma dall'esame delle spese militari Paese per Paese: le nazioni che più spendono in armi (sintomo di una diffusa sensazione di accerchiamento) sono quelli in cui le persone sono più gentili tra loro e cooperano con buona volontà. “Per quanto il sospetto e l'aggressività spesso nascano da violenza subita o temuta” concludono i ricercatori, “non sempre le cose stanno così: a volte dalla minaccia nasce la gentilezza”.

In tutto ciò, vien difficile pensare a un modo efficace di mettere a frutto questa scoperta evitando che, per effetto collaterale, i popoli procedano sul serio a massacrarsi più di quanto già facciano. Gli uomini purtroppo sembrano aver bisogno di una minaccia “esterna” perché l'effetto gentilezza funzioni: un Paese nemico, una religione diversa, una razza “ostile”. E pensare che basterebbe considerare a quante minacce, molto più concrete, gli uomini si ritrovano sottoposti grazie a nessun altro se non a se stessi.

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