Se può apparire ambizioso il programma di Beppe Grillo che vorrebbe, attraverso una sorta di democrazia digitale, fare dell’Italia, se non del mondo, un posto “migliore”, che cosa dire del programma di chi vorrebbe, sempre attraverso l’utilizzo della Rete, fare del mondo stesso un posto addirittura “buono”?
Forse si può dire che Grillo ha già trovato chi lo supera in fatto di ampiezza di vedute perché se la “bontà” è un concetto non di rado deriso, messo in discussione, relativizzato e il più delle volte dichiarato impraticabile, è anche vero che resta, oggettivamente, un traguardo ammirevole, una positiva aspirazione umana e, in generale, una faccenda che, ponendosi in alternativa alla “cattiveria”, la supera di gran lunga per ragionevolezza e attrattiva.
Devono averlo capito i promotori del portale web Goodnet i quali non si sono lasciati spaventare dall’impresa di cercare di portare nel mondo qualcosa di “buono” quando i più si accontenterebbero di fare qualcosa di “meglio”. Ecco allora uno spazio inteso a facilitare in tutti l’istinto a fare del bene: suggerimenti su come praticare del volontariato, aderire a iniziative a salvaguardia del pianeta, migliorare i rapporti interpersonali e infine sulla pratica più difficile che sia possibile immaginare, ovvero su come fare del bene a se stessi.
Si potrebbe pensare a un sito svenevole, sentimentale e orrendamente popolato di cuoricini e animaletti in peluche: niente del genere, per fortuna. A dimostrazione che, lungi dall’essere soltanto un portato del cuore, la bontà è strettamente collegata all’intelligenza. E’ solo in base a una storica deviazione mentale, a una deragliata tradizione morale, che si può pensare alla malvagità come a un assetto caratteriale migliore del suo esatto contrario. Eppure accade, tutti i giorni, in virtù del fatto che le bassezze caratteriali passano sotto il nome di “furbizia”, “esperienza” e “saper vivere”. Non è così: l’uomo intelligente dovrebbe anche essere buono. Perfino a costo di passare per stupido.
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