Lo scrivo qui, bello chiaro, così che a nessuno venga la tentazione di fare gesti inconsulti: non voglio fare il presidente della Repubblica. So bene che, in condizioni normali, le possibilità di una candidatura del sottoscritto al Quirinale sarebbero infinitesimali ma, con i tempi che corrono e con la democrazia diretta in agguato, vorrei proprio evitare di correre rischi.
Quindi, lo ripeto: non ho nessuna voglia di fare il capo dello Stato. Lo so che la paga è buona e e che, oggigiorno, un contratto di sette anni è molto di più di quanto un precario può sperare. Tuttavia, l’idea di vivere con i corazzieri fuori dalla porta, di dover ricevere, magari nello stesso pomeriggio, Renato Brunetta e Gennaro Migliore, mi inquieta non poco: grazie, preferisco rimanere ai piedi del solenne Colle.
Sfilato me stesso dalla competizione presidenziale, mi rendo conto che qualcuno il lavoraccio lo dovrà pur fare e un candidato bisognerà trovarlo. Il problema, nell’individuare una personalità degna del Quirinale è che, come spesso si ripete, dovrà essere qualcuno «al di sopra delle parti». Non so se ci avete fatto caso, ma essere «al di sopra delle parti» non è proprio il più tipico tratto nazionale. Stare «dentro» le parti ci riesce ottimamente e, anzi, in mancanza di «parti» sufficienti per tutti riusciamo con facilità a crearne delle nuove. Se per caso qualcuno non sta dentro le parti, c’è il caso che, piuttosto che «sopra», si collochi «sotto» le medesime. Se ci pensate, siamo noi ad aver inventato il qualunquismo: un modo di superare gli schieramenti non in virtù di una superiore statura morale ma come cedimento a una sorta di conformismo trasversale.
Buona fortuna, in conclusione, a chi dovrà scovare in Italia una persona al di sopra delle parti. Giunge ora notizia che ne sarebbe stata individuata una nelle campagne del Vercellese: i partiti le stanno dando la caccia con reti e forconi. Forse cercheranno di addormentarla con una robusta dose di riforme istituzionali.
Quindi, lo ripeto: non ho nessuna voglia di fare il capo dello Stato. Lo so che la paga è buona e e che, oggigiorno, un contratto di sette anni è molto di più di quanto un precario può sperare. Tuttavia, l’idea di vivere con i corazzieri fuori dalla porta, di dover ricevere, magari nello stesso pomeriggio, Renato Brunetta e Gennaro Migliore, mi inquieta non poco: grazie, preferisco rimanere ai piedi del solenne Colle.
Sfilato me stesso dalla competizione presidenziale, mi rendo conto che qualcuno il lavoraccio lo dovrà pur fare e un candidato bisognerà trovarlo. Il problema, nell’individuare una personalità degna del Quirinale è che, come spesso si ripete, dovrà essere qualcuno «al di sopra delle parti». Non so se ci avete fatto caso, ma essere «al di sopra delle parti» non è proprio il più tipico tratto nazionale. Stare «dentro» le parti ci riesce ottimamente e, anzi, in mancanza di «parti» sufficienti per tutti riusciamo con facilità a crearne delle nuove. Se per caso qualcuno non sta dentro le parti, c’è il caso che, piuttosto che «sopra», si collochi «sotto» le medesime. Se ci pensate, siamo noi ad aver inventato il qualunquismo: un modo di superare gli schieramenti non in virtù di una superiore statura morale ma come cedimento a una sorta di conformismo trasversale.
Buona fortuna, in conclusione, a chi dovrà scovare in Italia una persona al di sopra delle parti. Giunge ora notizia che ne sarebbe stata individuata una nelle campagne del Vercellese: i partiti le stanno dando la caccia con reti e forconi. Forse cercheranno di addormentarla con una robusta dose di riforme istituzionali.
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