Campagna da incubo

"Io impresentabile? Ma vaffan...!" Stampiamoci in mente l’ineffabile autoepifania di Rosa Criscuolo, candidata con Vincenzo De Luca per il centrosinistra alla Regione Campania, per sopportare a cuor leggero e con il sorriso sulle labbra questi giorni di campagna elettorale.

Sappiamo, grazie alla Criscuolo e a tanti altri come lei, che non siamo affatto tenuti a prestare attenzione alle sirene elettorali: nessuno ha reso obbligatoria la visione di “Ballarò”, non esiste un decreto che stabilisca, come per l’Irpef o la Tasi, l’impegno civile di contribuire all’Auditel di “Piazzapulita”, “Quarto grado”, “Announo” o “La Gabbia”. Più ancora, non c’è bisogno di sentirsi in colpa se, in sostituzione (secondo l’espressione resa celebre da Fantozzi), consentiremo che nelle nostre serate venga proiettato un western, una puntata di “Scandal” o un buffo episodio di “The Big Bang Theory”. A dir la verità, abbiamo molto più da imparare da queste serie televisive che da qualunque uscita della Moretti e il nostro cervello trarrà più nutrimento da una fiction che non da un’intemerata di Salvini.

In questi frangenti elettorali, credo fermamente che la nostra reazione dovrebbe essere quella, ben collaudata, che abbiamo davanti alla cassetta postale imbottita di volantini circa cure anti-cellulite, gommisti intraprendenti, nuove pizzerie con kebab e saloni di bellezza all’aloe: un gesto disinvolto e la paccottiglia finisce nel cestino.

Questo non vuole essere un appello al disimpegno politico, tutt’altro. È invece l’invito a considerare la massa degli slogan delle accuse reciproche e sempre più semplicistiche e utilitaristiche, come il prodotto di scarto della politica stessa, come la disidratazione delle idee e la banalizzazione del pensiero. Le idee nascono da processi mentali ed emotivi ben più elaborati. Ma ora scusate: comincia “Cucine da incubo”. Altro che Criscuolo: vota Cannavacciuolo!

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