Siete pronti ad assistere alla finale del campionato mondiale dell'ipocrisia? Facciamo un passo indietro. Il 7 gennaio scorso due fratelli balenghi compiono una strage nella redazione parigina del settimanale satirico “Charlie Hebdo”: 12 morti. Il 12 gennaio viene indetta a Parigi una grande manifestazione contro il terrorismo e a sostegno della libertà di espressione: partecipano molti capi di Stato, anche di Stati non proprio espressivamente liberi; gli Usa inviano invece Eric Holder, segretario alla Giustizia, in pratica un ministro.
Il 22 gennaio muore all'età di 90 anni il re saudita Abdullah. Il 25 gennaio l'Air One, l'aereo presidenziale statunitense, atterra all'aeroporto di Riyadh per una “breve visita di condoglianze”. Dalla scaletta scendono il presidente Barack Obama, il segretario di Stato John Kerry, il consigliere nazionale per la sicurezza Susan Rice, il direttore della Cia John Brennan, alcuni rappresentanti democratici del Congresso, tra cui Nancy Pelosi, e membri di passate amministrazioni repubblicane come James Baker III e Condoleeza Rice. Ciliegina sulla torta, ad accompagnare Obama c'è anche il suo avversario nelle elezioni del 2008, John McCain. Questo po' po' di delegazione per dire: “Ci dispiace che sia morto il caro vecchietto”. Non risulta che nei vari discorsi di circostanza qualcuno del gruppo abbia esteso le sue condoglianze alla famiglia di Layla bint Abdul Mutaleb Bassim, la donna pubblicamente (e legalmente) decapitata alla Mecca appena pochi giorni prima, il 19 gennaio. Per chi gradisce, c'è tanto di filmato su YouTube.
Questo è il mondo e c'è poco da agitare i pugni e prendersela con gli americani. Governare significa fare degli interessi e per fare degli interessi bisogna prendersi cura di alcune persone e trascurarne altre. Esiste un'alternativa rapida: la rivoluzione, che però quasi sempre introduce nuove ingiustizie e nuove ipocrisie. Un'altra possibilità è aprire gli occhi e cercare di cambiare le cose poco a poco. Nella consapevolezza che purtroppo non siamo al mondo per “fare” il bene ma soltanto per provarci.
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