Non mi sembra che i Beatles citassero spesso dei marchi nei testi delle loro canzoni - in verità, l’unico che mi viene in mente è “Daily Mail” in “Paperback Writer” - ma oggi la musica, è il caso di dirlo, è cambiata. Un’analisi condotta da Bloomberg sulle canzoni di successo in America ha rivelato che nei testi si fa di continuo riferimento a “brand” famosi e soprattutto di lusso.
Il più citato - di gran lunga, secondo Bloomberg - è “Rolls Royce”, seguito (pronti all’insorgere dell’orgoglio nazionale?) da “Ferrari”. Tra le auto sportive del Cavallino e quelle della “Porsche”, al quarto posto, si inserisce il cognac “Hennessy”: un accostamento senza dubbio pericoloso, capace di bruciare parecchi punti della patente.
Detto che a parte il già citato cognac, le scarpe Jordan (al nono posto) e gli orologi Rolex (all’undicesimo), tutti gli altri sono marchi di automobili, Bloomberg non specifica in che contesto si fa riferimento a questi prodotti. Critica verso il consumismo? O piuttosto il contrario: Rolls Royce e affini sono menzionati come sicuri tornasole del successo, dell’affermazione personale? Un po’ dell’uno e dell’altro, credo, ma soprattutto il segno che la “marca” è entrata direttamente nel linguaggio come indicatore di valore, e come sicura tacca di riferimento sociale. La speranza è in una democratizzazione della tendenza e che, accanto ai riferimenti alle Ferrari, possa comparire presto un verso come “Son qui all’Esselunga / e spero tanto che tu mi raggiunga”.
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