“NAPOLI, 5 NOV - Millantava un’appartenenza all’Arma per parcheggiare nel posto riservato, ma è stato denunciato dai carabinieri (veri) della stazione di Bagnoli per porto illegale di arma e possesso di distintivi contraffatti”. L’Agenzia Ansa, nella sua sapienza, procede informandoci che si tratta di un uomo di 62 anni, incensurato, e che nella sua auto è stata trovata una pistola a salve “simile a quelle in uso alle forze dell’ordine” oltre a “un lampeggiante e una fondina”.
Fin qui l’Agenzia, attendibile e documentata: ora proseguo io, notoriamente molto meno affidabile. E tuttavia non mi sembra di azzardare troppo se dico che l’uomo aveva promosso se stesso a carabiniere a tutti gli effetti, probabilmente non solo per questioni di parcheggio. Forse nella sua testa si era perfino concesso un grado: magari tenente o capitano. O addirittura colonnello, crepi l’avarizia! Altrettanto certo è che l’approccio che l’uomo ha dato alla sua appartenenza – sia pur fittizia e fraudolenta – all’Arma: facendosi carabiniere egli ha pensato infatti solo a incassare i privilegi della divisa, non certo a farsi carico dei doveri.
Nessuno l’avrà mai visto inseguire un ladro o arrestare uno spacciatore. No: essere carabiniere, per lui, equivaleva a parcheggiare nei posti riservati e ad arrogarsi chissà quali altri “diritti”. Nella convinzione ferrea che l’autorità di una divisa serva solo e soltanto a fare il prepotente. E questo fa del signore certo non un carabiniere, ma un italiano sì.
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