Anche in Italia, giornali e televisioni stanno offrendo grande spazio alle "primarie" del partito repubblicano americano. Segno inequivocabile, come scriverebbero commentatori più sussiegosi ma anche più informati di me, che l’attuale presidente, il democratico Barack Obama, potrebbe non farcela l’anno prossimo a guadagnare il secondo mandato: per questa ragione, scoprire chi potrebbe essere il candidato repubblicano diventa interessante.
Abbiamo letto tutti, in questi giorni, del successo di Michele Bachmann nello Iowa, sappiamo che si definisce "ultraconservatrice", che odia le tasse, non apprezza i gay e rappresenta, così è stato scritto, la destra che si identifica nel "Partito del Tè" (un’espressione politica sconosciuta da noi, dove molti più consensi raccoglie il "Partito dei Taralucci e Vino").
Questo è quanto abbiamo appreso: il resto possiamo solo immaginarlo. Come possiamo immaginare chi, in queste ore, prega sommessamente ma con grande intensità per un ritorno dei repubblicani alla Casa Bianca: il regista Michael Moore. Diventato celebre durante l’amministrazione Bush jr., premiato agli Oscar e a Cannes per i suoi documentari "liberal" e pacifisti, durissimi nei confronti dei repubblicani, è praticamente sparito dall’orizzonte con l’avvento dell’era Obama. A dimostrazione che un buon amico è impagabile, ma anche un nemico decente vale oro.
Abbiamo letto tutti, in questi giorni, del successo di Michele Bachmann nello Iowa, sappiamo che si definisce "ultraconservatrice", che odia le tasse, non apprezza i gay e rappresenta, così è stato scritto, la destra che si identifica nel "Partito del Tè" (un’espressione politica sconosciuta da noi, dove molti più consensi raccoglie il "Partito dei Taralucci e Vino").
Questo è quanto abbiamo appreso: il resto possiamo solo immaginarlo. Come possiamo immaginare chi, in queste ore, prega sommessamente ma con grande intensità per un ritorno dei repubblicani alla Casa Bianca: il regista Michael Moore. Diventato celebre durante l’amministrazione Bush jr., premiato agli Oscar e a Cannes per i suoi documentari "liberal" e pacifisti, durissimi nei confronti dei repubblicani, è praticamente sparito dall’orizzonte con l’avvento dell’era Obama. A dimostrazione che un buon amico è impagabile, ma anche un nemico decente vale oro.
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