Caronte non esiste

Domani, avvisano giornali e siti con il premuroso sussiego dei casi gravi, l’Italia sarà investita da «un’ondata di caldo record». Record rispetto a cosa non è mai dato conoscere. Questa volta, però, sappiamo almeno con chi prendercela: Caronte. L’ondata di caldo africano si chiama infatti così, Caronte, come il traghettatore dell’Ade nella versione, immagino, demonizzata da Dante: «Ed ecco verso noi venir per nave/un vecchio, bianco per antico pelo, /gridando: “Guai a voi, anime prave!

«Non isperate mai veder lo cielo: / i’ vegno per menarvi a l’altra riva / ne le tenebre etterne, in caldo e ’n gelo”».

Perduto il gelo, Caronte neppure ci “mena” al caldo: ce lo consegna direttamente a domicilio, come farebbe Amazon o Zalando.

Nonostante il servizio impeccabile, non riesco a vincere una resistenza interiore, quasi una corrucciata protesta, alla tendenza, impostasi negli ultimi anni, di affibbiare un nome ai fenomeni meteorologici.

La ragione è presto spiegata: credo fermamente che quando si “nomina” qualche cosa, bisogna poi impegnarsi a riconoscere l’individualità della cosa nominata. Un’ondata di caldo è solo un’ondata di caldo: “Caronte” diventa invece un qualcosa dotato di personalità, di carattere - focoso, certamente - e di conseguenza capace di capricci, insistenze, irrigidimenti e altre manifestazioni di irrazionale razionalità. Vien la tentazione di trattarlo come un parente noioso, o come un vicino prepotente: con sopportazione oppure veemenza, ma comunque nel riconoscimento fondamentale del rapporto con un interlocutore dotato di volontà, fornito di ego e, perché no?, di diritti umani e civili.

Non è così: Caronte non ha codice fiscale né patente e non è neppure un migrante o un clandestino, un rom o un membro della troika europea. È la Natura e, a differenza della gente, bisogna prenderla proprio com’è.

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