Cartacce

Cartacce

Non intendo fare dell’ironia su una faccenda del tutto seria come quella del "riscaldamento globale" ma ironia, nondimeno, intendo fare dopo aver letto di una ricerca pubblicata appena qualche giorno fa nella rivista "Nature".

A quanto pare, il pestilenziale inquinamento dell’atmosfera - che associamo con le attività umane più recenti, o quantomeno successive alla Rivoluzione Industriale, come la produzione di massa e "X Factor" - è invece faccenda antica. Quanto antica? All’incirca duemila anni, ovvero in coincidenza con i periodi di maggiore sviluppo di due grandi imperi: quello Romano e quello Cinese.

Lo dimostrano, secondo un gruppo di scienziati dell’Università di Utrecht, in Olanda, le tracce di metano trovate nel profondo dei ghiacci della Groenlandia. In quelle antiche molecole, la prova che, già allora, l’uomo contribuiva al cosiddetto effetto serra e, benché lontanissimo dal poter produrre una coda in tangenziale, già riusciva, con il suo scomposto affaccendarsi, a intaccare il tesoro biologico ricevuto in eredità. Un danno, quello procurato alla Natura, certo inferiore rispetto ai tempi nostri e non solo per scarsità di motori diesel e caldaie a gasolio: «Duemila anni fa» ricordano i ricercatori, «la Terra era molto meno popolata rispetto a oggi». Resta il fatto che, pur limitato nella sua capacità di sporcare, l’uomo si è ben presto rivelato per quello che è: un vero e proprio agente inquinante.

A quanto è dato capire, l’inquinamento non è semplicemente l’effetto collaterale della smania umana per il progresso: la semplice presenza dell’homo sapiens è in sé un danno per il pianeta. L’avevamo sospettato guardando i telegiornali e il dubbio era cresciuto frequentando i supermercati o in coda alle Poste: l’uomo è una cartaccia buttata per Terra.

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