Dalla finestra, tengo d'occhio il cortile della signora Malinpeggio. Non è mia abitudine spiare i vicini ma in questo caso la curiosità prevale. Sarà rimasta a casa, la signora, come buona metà degli italiani o, nonostante tutto, avrà preso il largo come l'altra - anch'essa buona, per carità - metà dei connazionali? L'attesa dura pochi minuti. La porta sul retro si apre e spunta la signora. Posa a terra due ciotole per quei gatti randagi che confidano in lei - l'essere più cinico e pessimista mai visto al mondo - per la loro sussistenza.
Come niente, più tardi passo a trovarla. “Buongiorno, signora. Vedo che in pieno agosto la trovo ancora a casa. Niente vacanze, quest'anno? Niente ombrellone?”
Mi guarda come come fossi un sacco dimenticato da quelli della nettezza urbana (agli sguardi della signora Malinpeggio bisogna abituarsi). “Ma quale vacanza!” replica. “Ho già viaggiato abbastanza, quest'anno”.
Dimenticavo. In questi tempi di profonda crisi finanziaria, la signora, date le sue conoscenze in materia di miserie e disgrazie, è diventata una conferenziera di grido e ha passato l'inverno volando da una capitale all'altra per annunciare il suo disperato verbo ad ammutolite platee di economisti.
“Giusto, giusto” dico, “e poi, tutto sommato, si sta bene anche a casa, no?” Solleva un occhio ironico. Quando fa così, vado in confusione e mi metto a parlare troppo in fretta: “Voglio dire: a tutti piace andare nei posti esotici, a tutti piace una bella spiaggia o la frescura della montagna ma, sotto sotto, sappiamo bene che non c'è posto migliore di casa nostra. Le nostre care abitudini, le nostre belle comodità: l'estate è forse il periodo migliore per godersele. E poi...”
La signora mi interrompe con un gesto secco. “Si ricordi una cosa” dichiara: “La casa è il posto dove uno sta quando non può essere altrove”.
Come niente, più tardi passo a trovarla. “Buongiorno, signora. Vedo che in pieno agosto la trovo ancora a casa. Niente vacanze, quest'anno? Niente ombrellone?”
Mi guarda come come fossi un sacco dimenticato da quelli della nettezza urbana (agli sguardi della signora Malinpeggio bisogna abituarsi). “Ma quale vacanza!” replica. “Ho già viaggiato abbastanza, quest'anno”.
Dimenticavo. In questi tempi di profonda crisi finanziaria, la signora, date le sue conoscenze in materia di miserie e disgrazie, è diventata una conferenziera di grido e ha passato l'inverno volando da una capitale all'altra per annunciare il suo disperato verbo ad ammutolite platee di economisti.
“Giusto, giusto” dico, “e poi, tutto sommato, si sta bene anche a casa, no?” Solleva un occhio ironico. Quando fa così, vado in confusione e mi metto a parlare troppo in fretta: “Voglio dire: a tutti piace andare nei posti esotici, a tutti piace una bella spiaggia o la frescura della montagna ma, sotto sotto, sappiamo bene che non c'è posto migliore di casa nostra. Le nostre care abitudini, le nostre belle comodità: l'estate è forse il periodo migliore per godersele. E poi...”
La signora mi interrompe con un gesto secco. “Si ricordi una cosa” dichiara: “La casa è il posto dove uno sta quando non può essere altrove”.
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