Ho cercato nel vocabolario le definizioni di “sopraffazione”, “prepotenza” e “vigliaccheria” per essere ben certo dell’argomento di cui vorrei parlare oggi. Il risultato, purtroppo, mi ha deluso: ciò che intendo, infatti, comprende tutte queste definizioni e si estende ad altre ancora, rapprendendosi in un comportamento umano che, seppur da tutti disprezzato e condannato, sembra piuttosto comune.
È l’atteggiamento che vediamo catturato dagli ormai innumerevoli filmati di sorveglianza fatti circolare in Rete: le maestre d’asilo che insultano e strattonano i bambini, gli assistenti che schiaffeggiano i disabili ospiti di un centro di riabilitazione, la badante che picchia l’anziano affidatole. Le telecamere di sorveglianza, capaci, nella loro elettronica indifferenza, di osservare per ore e ore il vuoto assoluto e poi di cogliere pochi secondi di dolore e follia, scrivono ogni giorno l’edizione integrale del romanzo della nostra epoca.
Che, potremmo azzardare, è più che mai l’epoca della sopraffazione, della prepotenza, della vigliaccheria (e degli altri ingredienti che non sono stato in grado di definire). Lo dico perché, a voler essere onesti, nessuno di noi può dirsi completamente esente da questo disgustoso impulso che sedimenta sul fondo fangoso dell’animo umano: per fortuna la stragrande maggioranza non lo esprime con gli eccessi criminali che abbiamo citato. Eppure, messi nelle condizioni di sfogarci contro chi non può difendersi, tutti sentiamo ribollire il desiderio di cedere alla tentazione.
Tanto è vero che, una volta smascherati in Rete, gli aguzzini di bambini, disabili e anziani diventano oggetto della sfrenata indignazione dei commentatori da tastiera, certi di disporre di un bersaglio che non può - non oserebbe - difendersi. Una sorta di catena alimentare della moralità in cima alla quale, se certo non possiamo immaginare gli aguzzini di cui sopra, nessuno dovrebbe mai sentirsi a suo agio.
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