Nadine Strossen, già presidente dell’“American civil liberties union” (Aclu), ha pubblicato online un ben meditato video nel quale spiega perché la sua associazione ha difeso e difende la libertà di parola anche a prezzo di critiche durissime. Quelle incassate, per esempio, quando l’associazione prese le parti, per così dire, di un gruppo neonazista che intendeva manifestare in un sobborgo di Chicago dove risiedono moltissimi ebrei. Le reazioni furono così infuocate che parecchi membri dell’associazione decisero di stracciare la tessera: in un colpo solo l’Aclu perse il 15 per cento degli iscritti. Una botta durissima, come riconosce la stessa Nadine Strossen, e tuttavia l’Aclu decise di confermare la linea: libertà di parola per tutti, anche per i neonazisti. «A chi mi chiede come posso difendere i nazisti, rispondo: io non difendo loro ma l’inviolabilità di un principio».
Ed è proprio in grazia dell’inviolabilità del principio difeso da Nadine Strossen che, qui, mi permetto di dissentire. O meglio, di esprimere un dubbio. I nazisti ai quali Nadine - e i tanti che credono nella libertà di parola - garantiscono il diritto di esprimersi e manifestare, non hanno affatto intenzione di ricambiare il favore. Gli estremisti spesso si fanno beffe del concetto di “democrazia” quando qualcuno di parte “democratica” si chiede se non sia il caso, per esempio, di impedire loro di insultare le vittime dell’Olocausto negando che l’Olocausto sia mai avvenuto.
Chiedono dunque per sé qualcosa che non sono disposti a riconoscere agli altri, sulla base, probabilmente, del fatto che, non essendo loro democratici, si ritengono esenti dalla contraddizione, o ipocrisia, in cui cadrebbe invece la controparte “democratica”. Contraddizione che, però, non esiste: la libertà si invoca legittimamente solo se la si riconosce anche agli altri, altrimenti non è più libertà e di conseguenza non la si può più invocare.
Ciò detto, temo che in queste considerazioni Nadine Strossen e io siamo tristemente fuori dal tempo. La comunicazione, anche quella velenosa e intollerante, passa oggi attraverso canali che per loro natura sfuggono a ogni contenzione: la libertà di parola è diventata di fatto libertà (anche) di delirio, di abuso verbale, e i benefici pratici della connettività assoluta che oggi ci imponiamo si pagano con l’esposizione a rigurgiti razzisti, bestialità storico-sociali, pure e semplici forme di paranoia organizzata.
Io, Nadine e tutti quanti noi, dobbiamo allora accettare il fatto che qualcuno ha avuto interesse ad alzare il sonoro della stupidità globale e che non c’è manopola per abbassarlo di nuovo. Fatta salva l’inviolabilità del principio di cui sopra, dovremo convincerci che occorrerà sobbarcarsi l’impegno di far pulizia, ogni giorno - come ogni giorno si lava il pavimento o si svuotano i cestini - , della sventatezza altrui la quale, polvere irritante, continuerà senza sosta a posarsi sulla società.
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