Devo proprio sentirmi in credito con il mondo, o forse con la società, la politica, il lavoro o vattelappesca, perché da un paio di giorni nutro decisi impulsi di risarcimento. Siccome in giro di gente disposta a risarcire se ne incontra pochissima e, anzi, ci si imbatte soltanto in personaggi i quali, non diversamente da noi (da me, in questo caso) non fanno altro che protestare, pretendere, richiedere e intimare, ecco che il cortocircuito della frustrazione è completo e, lo immaginerete, alquanto doloroso.
Dico questo per giustificare in anticipo la mia reazione quasi inconsulta alle parole del produttore cinematografico nonché presidente della Società sportiva Calcio Napoli Aurelio De Laurentiis, diffuse ieri tramite agenzia.
A commento dell’incidente subìto dal suo calciatore Gonzalo Higuain - scivolato, a Capri, da l trampolino di una barca e curato con dieci punti di sutura al volto - De Laurentiis si è scagliato contro i medici che hanno assistito l’atleta: «Appena ho visto le foto del ragazzo ho subito detto ai miei avvocati: facciamo causa al Comune e alla Regione Campania, chiediamo 100 milioni di danni che poi devolveremo in beneficenza. (...) A Capri può arrivare un calciatore, un attore, ma anche un turista qualsiasi, avere un incidente come quello capitato ieri: va in ospedale dove non gli sanno mettere i punti. (...) A Capri può arrivare una barca con a bordo persone da miliardi di dollari e se succede qualcosa del genere che figura facciamo? Ma nemmeno in Africa...»
A parte le osservazioni generosamente egualitarie sulle «persone da miliardi di dollari» e sull’Africa, la critica di De Laurentiis, in nuce, può essere fondata: a Capri, come ovunque, è indispensabile un presidio medico all’altezza. Disturba molto, però, il fatto che il roboante richiamo all’efficienza, ovvero alla necessità che chi è chiamato a un lavoro lo svolga con competenza e dignità, venga dal produttore dei cinepanettoni. Per queste boiate natalizie, che per anni ci ha propinato, verrebbe voglia di chiedergli 100 milioni di risarcimento . Da devolvere, ovviamente, all’ospedale di Capri.
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