Un fatto accertato, anche perché ovvio, è che quando si tratta di affidare le nostre vite a qualcuno ci assicuriamo prima che costui o costei sia all’altezza del compito. Questo accade soprattutto quando siamo costretti ad affidarci a cure mediche, specie se si tratta di quelle del chirurgo. Prima di lasciarci affettare, vogliamo accertarci che a impugnare il bisturi sia un esperto e non un serial killer di passaggio. Ma non occorre essere ammalati per avvertire il bisogno di professionalità: ogni volta che mettiamo piede in un aereo, ci auguriamo che i piloti sappiano bene il loro mestiere. Le compagnie aeree, con la loro organizzazione, si impegnano a trasmettere questa garanzia.
L’unico ambito in cui, di fronte a una scelta vitale per il nostro futuro, ci piace affidarci a imbecilli qualunque è la politica: un mistero, questo, che prima o poi andrà chiarito. Per il momento, affidiamoci a quei casi in cui la ricerca della professionalità, da parte nostra, sembra assicurata.
Purtroppo, suggerisce uno studio, il fatto che noi si chieda professionalità non significa che la si ottenga. Meglio: non significa che la professionalità sia sinonimo di comportamento logico, informato e competente. Lo studio ha preso in considerazione il comportamento di alcuni piloti d’aereo in diverse circostanze che potrebbero essere definite d’emergenza. In particolare, davanti a rotte disturbate dal maltempo. Ebbene, i ricercatori hanno scoperto che i piloti cadono in un tipico tranello mentale: quello di attenersi con ostinazione alle prime informazioni ricevute. Se il bollettino meteo distribuito loro a inizio giornata annuncia tempo bello, faranno resistenza ad accettare aggiornamenti che lo segnalano in peggioramento e, spesso, mancheranno di agire di conseguenza.
Lo studio suggerisce insomma che la professionalità non mette al riparo da distorsioni percettive anche banali. In sostanza: la professionalità non esiste. Esistono solo i professionisti e questo, francamente, è inquietante.
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