Che giornata!

Che giornata!

Che giornata, quei ragazzi!
Già dal mattino si vedeva che erano bellicosi. Sguardi torvi dietro i giornali, parole smozzicate, minacce che sobbollivano pronte a eruttare. Non c’è voluto molto per alzare la pressione e scatenare le intemperanze: una battuta, un’alzata di spalle, una guardata di traverso.
E allora è incominciata la bagarre, sono partiti gli scontri. Da subito è volata roba pesante: petardi, fuochi d’artificio. Qualcuno, molto abilmente, ha alzato una cortina fumogena che ha reso l’aria irrespirabile. In questa nebbia sporca si è visto - anzi, non si è visto - di tutto -: colpi bassi, mosse proibite, pugnalate alla schiena; atti di pura vigliaccheria, di infinita bassezza morale.
Non son bastati gli appelli, gli inviti alla moderazione, alla ragionevolezza. Non è bastato che i giornali ne parlassero in lunghi articoli, che i talk show insistessero sull’argomento per ore e ore. Ogni invito è stato ignorato, ogni preghiera dismessa con un sogghigno. Alla fine è stata impiegata ogni possibile arma: propria e impropria. Queste ultime, soprattutto, perché più infide e pericolose. Subdole. E si è visto quanto questa gentaglia sia usa a far male, a colpire per poi ritirare la mano. Si è visto come non esiti, se messa di fronte alle sue responsabilità, a negare, a mentire, a piagnucolare.
Che giornata, quei ragazzi!
E tutto questo solo nell’aula del Senato!

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