«Signora, per carità, venga via! Ma non sente che caldo?»
Il mio paese deve essere messo male se, come ultima speranza, ha fatto ricorso al sottoscritto. È bene precisare che si tratta di un’emergenza del tutto anomala: convincere la signora Malinpeggio ad abbandonare la sua panchina. Il caldo di questi giorni, il sole battente e le temperature «in costante aumento» avrebbero fatto pensare alla necessità, per la signora, di battere in ritirata. Neanche per sogno: a mezzogiorno è ancora lì, immobile e irremovibile, vestita da capo a piedi, neppure la mollezza di un ventaglio a darle sollievo.
Le autorità locali sono preoccupate: non gradiscono che le signore Malinpeggio vadano ad arrostire sulle panchine comunali. Potrebbe scapparci una denuncia, una causa in tribunale, perfino una richiesta di risarcimento. Meglio provvedere a rimuovere la signora.
Sì, facile a dirsi. La signora Malinpeggio fa precisamente quello che le pare e il sindaco, che per l’occasione si è infilato anche la fascia tricolore, batte in ritirata dopo un breve colloquio. Da qui, la decisione di ricorrere al sottoscritto che ha fama di avere un filo diretto, in qualche modo privilegiato, con la cocciuta signora.
«Che caldo, eh?» esordisco con amabilità. «D’altra parte siamo in giugno e capita spesso che a giugno ci siano alcune giornate di caldo eccezionale. Si tratta di un periodo transitorio ma, quando capita, son dolori. Si fatica a dormire, si perdono preziosi sali minerali. Gli anziani ne soffrono in modo indicibile. Le statistiche...»
«Che cosa vuole?»
«Convincerla a spostarsi . Perché non viene con me? Ci prendiamo una bibita al bar. Hanno appena messo l’aria condizionata. Venga, la prego: le racconterò tutto sulle statistiche sul caldo».
«No».
«Ma perché? Non soffre per il caldo?»
«Sì, ma soffro di più per quelli che se ne lamentano».
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