Ci vuole un attimo

Ci vuole un attimo

Sarà solo un’impressione, discutibile come tutte le impressioni, ma sento che, alla fine, ci saranno tutti. Anche quelli che, per non far brutta figura con gli amici, adesso fanno fatica ad ammetterlo; quelli che hanno sbraitato tutto l’anno contro le tasse, contro Roma e pure contro la Roma, contro Napoli e i rifiuti, la camorra e la voce della Jervolino.
Verranno anche loro, alla festa, magari soltanto un salto, magari per starsene in disparte e rifiutare anche la più piccola fetta di torta. Troveranno pur sempre qualcuno con cui parlare: per esempio un cugino che non vedono da anni. Vive all’estero, il cugino; vivesse in Italia ce l’avrebbe anche lui con la festa e anche lui farebbe fatica a celebrare: ma vive all’estero e allora, pur di non dargli la soddisfazione, ci tiene a fare l’italiano, dovesse parlar bene di Garibaldi ed esultare a un gol di Balotelli.
Ci saranno tutti, insomma, perché, alla fine, come si fa a dire di no? È una festa nazionale d’accordo, ma è anche una festa di famiglia. E allora, per non dispiacere ai nonni, ci si mette la cravatta e si arriva in orario, anche se tocca poi scambiare due parole con lo zio, quello con cui c’è in ballo una vecchia questione sui termini di confine.
Suvvia, durano un giusto momento queste feste e a volte ci si diverte pure. E poi, chi vuol mancare nella foto? Ci vuole un attimo: stringiamoci un po’, guardate l’obiettivo, sorridete e dite «Mazzini!» Ecco, è fatta. Ognun per sé.

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