Cicip e ciciap

Cicip e ciciap

Non c’è come leggere i giornali per rimanere delusi. Non vi dico la miopia, la mancanza di lungimiranza e l’incapacità di «pensare in grande», sintomi di incombente declino per ogni civiltà. Si discute, con stolida ostinazione, di una faccenda microscopica: se sia opportuna o meno la permanenza dell’attuale presidente del Consiglio a Palazzo Chigi. Una questioncella invero misera, che tuttavia riesce a offuscare la vera, grande novità del panorama politico italiano: l’espressione «bunga bunga» è entrata ufficialmente nel linguaggio parlamentare, schiudendo infinite possibilità.
Grigi rapporti di commissione, scialbe bozze legislative, tediose interpellanze, nonché infiniti verbali, illeggibili per la loro monotonia, potrebbero rinascere a nuova vita grazie all’iniezione di espressioni colorite, simpatiche, perfino un poco maliziose. L’importante è non fermarsi al pur esilarante «bunga bunga». Bisogna continuare, insistere su questa strada, aprire gli orizzonti. Ecco perché va salutata con entusiasmo la proposta della Lega di rilanciare, in alternativa al «bunga bunga» - espressione chiaramente etnica, africana, lontana dalla sensibilità dei «lumbard» -, il nostrano «cicip e ciciap».
Si attende una parola dalla sinistra. Al solito, da quella parte le cose saranno più complicate. Verranno organizzate le primarie, poi un congresso nazionale, la cui delibera tornerà ai circoli di base per l’approvazione definitiva. Ci vorranno almeno tre anni, se non di più. Nel frattempo, un altro po’ di «bunga bunga».

© RIPRODUZIONE RISERVATA