Colpa del caldo

Ora che il dibattito fondamentale di queste giornate si è definitivamente polarizzato, mi sento in dovere di esprimere anch'io un'opinione. Il dibattito, ovviamente, è: meglio il caldo o meglio il freddo? Un valutazione empirica delle opinioni raccolte in queste ore di canicola mi suggerisce che la prevalente preferenza va al freddo: “Il caldo non lo sopporto” si sente dire, “mi ammazza”. Altri sostengono una tesi molto diffusa anche se discutibile: “Dal freddo ci si può difendere, dal caldo no”. Quindi, sarebbe meglio il freddo. Coloro che difendono le temperature arroventate mi sembrano dunque in minoranza, ma va riconosciuto che trattasi di una minoranza colorata e festosa: “postano” foto di se stessi mentre rosolano al sole e, nonostante l'afa sembri consigliare l'inattività, gli amanti del caldo testimoniano che è invece possibile muoversi, correre e di conseguenza sudare in allegria.

Io tento una risposta non evasiva ma più articolata: preferisco il caldo, anche se mi fa soffrire. Vado a spiegarmi.

Non c'è dubbio che l'attuale caldazza esiga da me il suo prezzo: deprivazione dal sonno, sudorazione a fontana, un tremendo affanno nel compiere le operazioni più pesanti, come respirare o pettinarmi. Nonostante ciò, vivo queste giornate come un regalo. Sono l'equivalente termicamente invertito delle grandi nevicate invernali: disagevoli ma speciali. Mi danno la sensazione di vivere altrove, in un Paese dal calore, ma anche dal sapore e dai colori, diverso da quello abituale. Soffrirò un po' adesso, ma so che questo calore durerà in me per tutto l'inverno, quando ci saranno giornate così grigie e fredde che la languidezza del corpo, la libertà dai vestiti pesanti e la sensazione euforica che dà un semplice bicchiere d'acqua saranno lontani miraggi. Spero di essere riuscito a spiegarmi, ma ne dubito perché il concetto, pur radicato, non è del tutto chiaro neanche a me. Se non ci sono riuscito, scusatemi: sarà stata colpa del caldo.

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