Come la caffeina

Spero che queste righe non vi raggiungano mentre state sorbendo una meritata e molto attesa tazzina di caffè perché c’è il rischio, remoto ma non inesistente, che vi mandino di traverso il prezioso liquido. Purtroppo per voi, da tempo ormai convertito al tè - verde, nero e oolong in particolare - posso guardare alla nera bevanda con un certo distacco e apprezzare i paradossi, le stranezze e infine le scomode verità che giacciono nella sua lunga e spesso inascoltata storia.

Inascoltata fino a oggi, perché un libro di particolare caratura - “The Triumph of Seeds: How Grains, Nuts, Kernels, Pulses, and Pips Conquered the Plant Kingdom and Shaped Human History” di Thor Hanson - narrando di tutti i semi che sono entrati a far parte della nostra alimentazione e, di conseguenza, della nostra cultura, dedica pagine memorabili proprio al caffè.

Non poteva essere altrimenti, visto che in Occidente l’avventurosa storia delle piante di coffea si intreccia da subito con la vita altrettanto singolare di Gabriel-Mathieu De Clieu, ufficiale navale francese, al quale viene riconosciuto il merito di aver introdotto la pianta tropicale in Europa.

Ma ciò che il libro spiega con illuminante precisione è un altro dettaglio legato al caffè, ovvero l’effetto della caffeina sul nostro organismo. Grazie al libro di Hanson si scopre che l’effetto della caffeina è in realtà un non-effetto, ovvero un contro-effetto. Contrariamente a quanto si crede, la caffeina non ci dà alcun apporto di energia: semplicemente, inibisce alcune delle sostanze naturalmente prodotte dal corpo che permettono di sentirsi stanchi. Lungi dall’infonderci forza e vivacità, la caffeina ci impedisce di riconoscere quanto stanchi siamo. È curioso riconoscere come la maggior parte degli stimoli cui siamo soggetti oggi - a incominciare da tv e internet -non siano affatto in grado, similmente alla caffeina, di nutrirci o arricchirci: si limitano a distrarci dalla nostra povertà intellettuale.

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