Come va a finire

Come va a finire

Leggo che su YouTube è “andata in onda” la prima parte di una fiction indirizzata esclusivamente al pubblico di Internet e dedicata alla fine del mondo. Più che alla fine del mondo in quanto tale, “The last day”, questo il titolo della fiction, è incentrata sulla paura della medesima. Ciò che un tempo faceva battere il petto dei popoli in attesa del Giudizio Universale e agitava le menti di presunti veggenti e sedicenti profeti, oggi è oggetto di un'esile sceneggiatura che mette in scena le petulanti rimostranze nei confronti della vita da parte di un gruppo di ventenni italiani senza arte né parte. Mettetela come volete, a me sembra un passo in avanti.

Resta il fatto che la cosiddetta profezia dei Maya è ormai agli sgoccioli e, lungi dal preoccuparci per la sua effettiva consistenza, costituisce tuttavia un fenomeno sociale e culturale che, con l'approssimarsi della data fatidica, diventerà sempre più difficile evitare di riconoscere. Già ne hanno scritto potenti intellettuali, giornalisti influenti, personalità della televisione e perfino burbanzosi filosofi. Prima che il mondo (non) finisca vorranno certo dire la loro anche molti altri: meteorine, consiglieri regionali (a volte sono la stessa cosa), magistrati, centrocampisti, cantanti ed economisti.

Non mi tiro indietro e vi dirò la mia: le due cose di cui stavo parlando – il timore per la fine del mondo generato dalla lettura approssimativa di una pagina di Storia e una fiction da consumarsi davanti al computer prima di controllare quante mail sono arrivate e quanti “tweet” vanno rapidamente passando davanti ai nostri occhi per cadere nell'oblio – si sposano alla perfezione e insieme rappresentano un'esauriente ritratto dei nostri giorni. Non c'è altro da aggiungere.

Mi resta solo una curiosità: la fiction sulla fine del mondo finirà prima della fine del mondo? Se così non fosse, sarebbe una seccatura finire col mondo senza sapere come il mondo va a finire.

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