E’ il passare del tempo ad avermi reso incapace di comprendere le azioni umane o forse è da sempre che questa percezione mi è preclusa? Sta di fatto che non capisco.
Prendiamo un video che, in questi giorni, sta circolando in modo “virale”, come si dice, in Rete. In esso, tramite una telecamera installata nell’abitacolo, si vede un giovane spingere una Ferrari ad alta velocità su una strada pubblica. Accanto a lui, un passeggero. La didascalia sotto il video ci informa che in quella strada, nei pressi di Maranello (Modena), sede della celebre casa automobilistica, è di trenta chilometri all’ora. Il ragazzo, chiaramente, non osserva il limite: difficile giudicare, ma l’auto potrebbe correre addirittura a duecento.
D’un tratto, la Ferrari si trova davanti al muso un’altra auto sbucata da una strada secondaria: il ragazzo è costretto a buttarsi sulla corsia opposta, solo per trovarsi davanti al muso di una macchina che arriva in senso contrario. Altra sterzata, a rientrare, gran stridere di gomme, una sbandata e pericolo scampato: per un soffio.
Il ragazzo immediatamente rallenta, ride nervosamente. È chiaramente sotto choc: sollevato e atterrito insieme. Non così il pacioso passeggero il quale sorride, fa il segno del pollice in su e dice: «Pilota numero uno. Complimenti!»; e stringe platealmente la mano al ragazzo visto che questi, è ormai evidente, non ha bisogno di due mani per tentare una strage. È proprio il passeggero che non capisco: «Complimenti», dice. Complimenti per cosa? Per aver sfiorato un disastro che poteva costargli la vita, così come costare la vita agli occupanti delle altre due auto e non ultimo all’entusiasta passeggero della Ferrari? Complimenti perché? Per essere un coglione fortunato?
La mia reazione, credo, sarebbe stata diversa: avrei coperto d’insulti il ragazzo e, subito dopo, avrei fatto altrettanto con me stesso per non essere intervenuto prima. Il tutto sulla base di un semplice principio: essere stupidi non è criminale; incoraggiare la stupidità sì.
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