Conversazione a distanza

Il numero sopra il messaggio è abbastanza familiare ma è il tono del testo a dissipare ogni dubbio:
"Quando avrà finito di rendersi ridicolo in Asia si deciderà bene a tornare a casa. Un saluto alla parte sensata del suo matrimonio: la moglie".
Le dita corrono alla risposta.
"Signora Malinpeggio! Anche lei su WhatsApp! Non me l'aspettavo".
"Naturalmente. Io sono vecchia e come tale, secondo lei, impossibilitata a comprendere la tecnologia. Si sarebbe aspettato di ricevere, da me, un messaggio affidato a un piccione viaggiatore".
"No, ci mancherebbe. Solo, mi sorprende che lei conceda la sua attenzione a queste frivolezze digitali".
"Xché dice frivolezze?
"Addirittura le abbreviazioni! Adesso mi manderà anche una faccina sorridente..."
"Non si aspetti faccine sorridenti da me, giovanotto. Piuttosto, come va il suo viaggio?"
"Molto bene, grazie. Il tempo è buono, gli imprevisti tollerabili al punto che possono essere considerati divertenti e le persone incontriamo, pur brevemente, sempre interessanti".
"Per una volta sono d'accordo con lei. Viaggiare significa incontrare persone e incontrare persone è interessante".
"Non la facevo così aperta e positiva sull'umanità di ogni latitudine".
"Non sono affatto aperta e positiva. Badi a come parla".
"Ma allora, non capisco..."
"Lo dice come se per lei fosse un'esperienza nuova. Cercherò di spiegarmi. Per me viaggiare significa incontrare gente, questo l'ho già detto, e incontrare gente è interessante perché ci mette in contatto con una straordinaria varietà di costumi, abitudini, lingue, convinzioni e superstizioni".
"Ma è quello che dico io!"
"Niente affatto. Lei crede che tutto questo renda l'umanità una magnifica costellazione di pensieri diversi, anime singolari, ambizioni individuali".
"E lei no?"
"No. Io penso che tutto ciò nasconda la paura di essere uguali".

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