Cortina di ferro

La “copertura” giornalistica del lungo blackout di Cortina d’Ampezzo, con tutti i vip di stanza lassù rimasti al buio (in contrasto con la loro abitudine a presentarsi sotto i riflettori) è stata talmente ridicola da meritare di essere presa sul serio.

In un certo senso bisogna riconoscere che la notizia c’era: Cortina è una località turistica importante e il fatto che un guasto provocato dal tempo inclemente possa averle staccato la spina per un periodo così lungo - trenta ore - non doveva venir trascurato. Ciò non basta tuttavia a giustificare la tremebonda sollecitudine della stampa, accorsa a registrare nei minimi dettagli i disagi della popolazione milionaria, a documentare i geloni di stelline televisive, attori bolsi e altri, generici comprimari del pubblico palcoscenico italiano.

Per quanto il mio cuore possa sanguinare alla vista dell’autoscatto di Giulia Zoppas costretta a lavarsi i denti al buio, mi chiedo se i mezzi d’informazione si siano resi conto di quanto ridicolo e irritante sia sembrato al pubblico questo reportage dalla prima linea del lusso.

La fama è forse il più forte oggetto del desiderio e mai come oggi tanta gente sarebbe disposta a fare molto, moltissimo per un poco di celebrità. È anche vero, però, che ai privilegiati nessuno più concede sconti: l’infima reputazione della Casta parla da sola. Come si può pensare allora che i servizi sulle veline rimaste al freddo provochino qualcosa in più di aspri sarcasmi e duri insulti se, nella stessa edizione dello stesso giornale, nessun cronista si è preoccupato di raccontare il disagio vero degli sfollati, il dramma di chi ha avuto la casa lesionata, il laboratorio allagato e il magazzino devastato? I media nazionali rimangono purtroppo in adorazione di una cerchia dorata di personaggi celebri e trattano tutto il resto dall’alto: sorvolano la crisi, non l’attraversano; contano i disoccupati, non li ascoltano. Così facendo, alzano la Cortina di ferro tra loro e la gente.

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