Cose che non succedono

Cose che non succedono

L’altra sera, in televisione, era il continuo lamentarsi degli arbitri da parte delle squadre di calcio. «Queste cose» diceva un’opinionista, «in Inghilterra non succedono».

Non so perché, ma questa espressione si è impigliata nella mia mente. Quante volte, nella vita, avrò sentito dire che certe cose, all’estero (Inghilterra, ma anche Svizzera, Francia e Germania) non succedono? Mai la cosa mi aveva colpito: si tratta di uno di quei luoghi comuni che, contenendo una parte di verità e dunque non essendo del tutto falsi, scorrono nei discorsi senza provocare, di solito, alcuna reazione. Questa volta, però, l’espressione mi ha suggerito una questione paradossale: è possibile definire un Paese per le cose che non vi succedono? So bene che dire «in Inghilterra queste cose non succedono» significa soltanto sottolineare la differenza tra il presunto lassismo latino e l’altrettanto presunto rigore anglosassone. Ma è giusto esprimerlo attraverso una mancanza invece di una presenza? Gli inglesi si congratulano tra loro, manifestando soddisfazione per il fatto di vivere in un posto dove le "cose" non accadono? «Hai visto che cosa non è accaduto oggi, caro George?». «By Jove, Edward: me ne compiaccio. Certe cose capitano in Italia».

Forse non accade nulla del genere: nessuno si congratula, nessuno si stupisce e nessuno perde tempo a fare assurdi paragoni perché, non dimentichiamolo, in Inghilterra certe cose non succedono.

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