Cose da femmina

Deve essere a causa del gran caldo se mi sono deciso, oggi, ad affrontare un tema dal quale, disponendo di una più fresca presenza di spirito, starei lontano come un evasore dallo scontrino. Invece, complice un video che circola sulla Rete, eccomi pronto a parlare delle differenze tra maschi e femmine.

Il video, prodotto da una azienda di giocattoli, si propone di distruggere il vecchio concetto delle cose “da femmina” e delle cose “da maschi”, suggerendo che le bambine, in quanto future ragazze e donne, possono benissimo “invadere” i campi (e i giochi) tradizionalmente riservati ai maschi senza perdere nulla della loro natura specifica, ovvero quella cosa misteriosa e ammaliante che si chiama femminilità. Pur aderendo, razionalmente, al messaggio del video non posso evitare di pensare a quanta fatica, da ragazzino, ho fatto con i miei coetanei nel tentativo di identificare (per evitarle) le “cose da femmina”. Ognuno può leggere in questo lontano atteggiamento le radici di una mentalità ottusa e retrograda: io voglio solo far notare che, allora, questa imposizione “culturale” diffusa tra la ragazzaglia costringeva tutti noi a procedere lungo un filo sottilissimo.

“Da femmina” poteva essere sedersi in un certo modo, oppure il colore di una maglietta e la forma di un temperamatite. In generale, “da femmina” era indossare o far uso di qualunque strumento a protezione del proprio corpo: tutte le membra, e soprattutto la testa, dovevano poter andare a sbattere liberamente contro ogni possibile superficie solida, producendo quel rumore cavo che dava un saggio istantaneo ed esemplare della nostra profondità intellettuale.

Di rado - se non mai - un maschio deliberatamente faceva una “cosa da femmina”; capitava invece che una femmina facesse “cose da maschio” (a parte quelle che le venivano impedite dall'anatomia). Ricordo che questo le guadagnava considerazione e rispetto. Se poi, per lei, ne valesse la pena, è un argomento che neppure temperature ancora più alte mi indurrebbero ad affrontare.

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