Scusate la presunzione che, me ne rendo conto da solo, farà suonare quel che sto per dire parecchio ridicolo. Non trovo modo di dirlo, però, evitando questo effetto collaterale. Nonostante ciò, mi sembra giusto sottoporre il concetto al vostro giudizio.
Concetto che esprimerei così: la gente oggi ha bisogno di credere di meno. Non mi riferisco alle religioni, risposta organizzata a un bisogno talmente alto ed essenziale da appartenere di fatto alla natura stessa dell'uomo e alla sua storia sulla Terra. La necessità di credere meno viene dalla constatazione quotidiana dell'enorme massa di convinzioni che le persone, incluso ovviamente il sottoscritto, manifestano ogni giorno sulla base, più che di dati oggettivi e scientifici, di impressioni, speranze e fiducia maldisposta.
Cospirazioni, complotti, zodiaco, medicine talmente alternative da essere di fatto malattie, notizie fasulle, notizie vere ma non comprese, mezze elevazioni spirituali, fumisterie mistiche, ricette politiche di conclamata rozzezza ed evidente malafede, superiorità della propria razza e della propria cultura qualunque cosa - spesso non è chiaro - questa cultura sia. Vorrei incontrare più spesso persone che non credono, o meglio che subordinano l'accettazione di un fatto, e di un'opinione, alla verifica e alla logica. Persone che hanno il coraggio di mantenere il dubbio e che, nel momento in cui sospettano di trovarsi alle prese con la cialtroneria o l'inganno, sospendono il giudizio fino a quando non ne sapranno di più e non si buttano corpo morto, invece, sulla teoria contraria, altrettanto equivoca e molto probabilmente perfino più losca. Persone, insomma, che non hanno bisogno di credere a tutti i costi e che sanno bene come il raggiungimento di una certezza passi necessariamente dalla ricerca, dal dubbio, dal ripensamento. Cose, peraltro, che rappresentano in massimo grado il gusto e l'interesse della vita. Solo di questo sono certo: che si può credere nel dubbio.
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