Non so se sia una buona notizia o meno: di certo è abbastanza curiosa. Come sappiamo, quei reparti delle forze dell'ordine - resi celebri da telefilm come “Csi” - deputati ad analizzare frammenti, briciole, resti di Dna e faccende simili, hanno già molte tecniche a disposizione. Il loro lavoro è dedicato in particolare all'identificazione scientifica delle persone e ciò può avvenire soltanto attraverso caratteristiche specifiche di ogni individuo.
Fino a oggi, due erano quelle in grado di identificare un soggetto oltre ogni dubbio: le impronte digitali e il Dna. Abbiamo detto fino a oggi perché improvvisamente, grazie a una scoperta dell'Istituto svizzero per la tecnologia, ne spunta una terza: il fiato. Proprio così, l'analisi del fiato, propriamente condotta, è in grado di distinguere un individuo da un altro. Non importa se uno mangi aglio in quantità, peperoni a garganella e cazzoeula per finire: ci sono particelle, dette metaboliti, che dal sangue passano ai polmoni e dai polmoni alla bocca e dalla bocca al territorio della Repubblica. Queste particelle sono diverse da individuo a individuo: come per le impronte digitali, una volta registrato un campione del metabolito di una persona, lo si può confrontare con quello, per dire, trovato sul luogo del delitto ed ecco che, elementare Watson, il colpevole era proprio il maggiordomo. Avremmo dovuto insospettirci vedendolo far stramazzare i gerani con una fiatata.
Difficile dire, allo stato, se questa scoperta verrà in effetti messa a frutto dalle polizie di tutto il mondo e se un giorno, nel rinnovare il passaporto, oltre a premere i polpastrelli sullo scanner ci verrà anche chiesto di fiatare in una provetta. Ciò che conta è che, ancora una volta, la scienza ha dimostrato con certezza ciò che, per istinto, avevamo già intuito: non ci sono due persone che emettano dalla bocca esattamente lo stesso effluvio. Ma la scienza deve accumulare prove, non intuizioni. A proposito: si cercano volontari per andare a raccogliere l'alito di Scilipoti.
Fino a oggi, due erano quelle in grado di identificare un soggetto oltre ogni dubbio: le impronte digitali e il Dna. Abbiamo detto fino a oggi perché improvvisamente, grazie a una scoperta dell'Istituto svizzero per la tecnologia, ne spunta una terza: il fiato. Proprio così, l'analisi del fiato, propriamente condotta, è in grado di distinguere un individuo da un altro. Non importa se uno mangi aglio in quantità, peperoni a garganella e cazzoeula per finire: ci sono particelle, dette metaboliti, che dal sangue passano ai polmoni e dai polmoni alla bocca e dalla bocca al territorio della Repubblica. Queste particelle sono diverse da individuo a individuo: come per le impronte digitali, una volta registrato un campione del metabolito di una persona, lo si può confrontare con quello, per dire, trovato sul luogo del delitto ed ecco che, elementare Watson, il colpevole era proprio il maggiordomo. Avremmo dovuto insospettirci vedendolo far stramazzare i gerani con una fiatata.
Difficile dire, allo stato, se questa scoperta verrà in effetti messa a frutto dalle polizie di tutto il mondo e se un giorno, nel rinnovare il passaporto, oltre a premere i polpastrelli sullo scanner ci verrà anche chiesto di fiatare in una provetta. Ciò che conta è che, ancora una volta, la scienza ha dimostrato con certezza ciò che, per istinto, avevamo già intuito: non ci sono due persone che emettano dalla bocca esattamente lo stesso effluvio. Ma la scienza deve accumulare prove, non intuizioni. A proposito: si cercano volontari per andare a raccogliere l'alito di Scilipoti.
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