Da noi no

Ora, sono sinceramente preoccupato perché questa situazione politica sembra non avere via d’uscita. Da un paio di giorni i manifestanti antigovernativi hanno occupato le sedi di due ministeri e di un altro dipartimento e non intendono mollare la presa. Un blitz che gli osservatori giudicano molto pericoloso: potrebbe condurre il Paese sull’orlo del caos, riportandolo alle giornate da incubo vissute appena qualche anno fa. Se si trattasse di una protesta per le troppe tasse o contro la corruzione, tutto sommato non avremmo pensieri: queste ondate di malcontento vanno e vengono. È giusto ascoltarle, è doveroso tenerle in considerazione ma, con il sapiente uso della politica, della diplomazia e perfino della corretta informazione, è prevedibile che una soluzione prima o poi si trovi.

Il problema, in questo caso, è che le tasse non c’entrano più di tanto e che la corruzione, pur restando un problema, non è al centro del presente conflitto.

La protesta che ha portato all’occupazione dei ministeri dell’Interno, del Turismo, dei Trasporti e dell’Agricoltura è guidata da un ex primo ministro, il quale accusa il governo attualmente in carica di essere in realtà controllato da un altro ex primo ministro, al momento costretto all’esilio a causa di una condanna per corruzione inflittagli nel 2008. Ebbene, il governo in carica ha proposto un’amnistia generale che, all’opposizione, vedono come il tentativo di far passare un provvedimento “ad personam” per favorire proprio l’ex premier condannato e permettergli così di tornare in patria.

Ma l’opposizione stessa, pur bloccando il Paese con le sue manifestazioni - inclusa quella che ha portato al blitz nei ministeri - è incerta se chiedere a gran voce la chiamata alle elezioni: ogni volta che si è presentato alle urne, direttamente o indirettamente, l’ex premier condannato ha sempre ottenuto una valanga di voti. Insomma, una situazione intricatissima. Bisogna solo essere grati al Cielo che tutto ciò accada in Thailandia e non in Italia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA