In un mondo in cui un supposto “Stato” manda al rogo una persona e un “Regno” risponde impiccandone un’altra, è da considerarsi una fortuna potersi alzare dal letto ed essere in grado di annusare - volendo, non è un obbligo - una rosa o altre manifestazioni naturali ugualmente gradevoli all’olfatto come la parmigiana di melanzane.
C’è però chi non è d’accordo e per star bene, per assicurarsi che la digestione funzioni regolarmente e il lavorio intestinale proceda all’altezza di quello cerebrale, ha bisogno di farsi un nemico.
Ce ne accorgiamo, nella redazione del giornale che state leggendo, quando capita di pubblicare una notizia che riguarda le relazioni italo-svizzere. È in questi casi che si comprende come sia facile dividere le persone. Non serve a nulla ricordare che il Dna umano è costituito per tutti in larghissima parte dalla medesima pappetta e che tra italiani e ticinesi le analogie genetiche sono ancora più strette: la riga dipinta per terra - il confine - esiste, mettici un superfranco di là, una crisi economica di qua ed ecco che le tensioni sottopelle esplodono. Almeno, sotto forma di commenti online.
Più che esplorare le differenze molecolari e culturali tra Italia e Svizzera - argomento nella mia scala di interesse inferiore soltanto alle tecniche di estrazione nello stagno in Bolivia - sarebbe bello parlare una buona volta dei meccanismi, spesso banalissimi, che determinano queste divisioni. Se ne fa esperienza fin da ragazzini: quando si formavano le squadre a pallone, chiunque finisse “dall’altra parte” assumeva all’istante un che di odioso, sembrava inalberare un’aria arrogante e ogni sua parola finiva per essere interpretata come una sfida o una provocazione. Salvo poi, a fine partita e a scioglimento delle squadre, venire riammesso alla nostra benevolenza visiva, ovvero collocarsi nuovamente nel nostro raggio di favore.
Credo veramente che il più delle volte i confini siano soltanto segni per terra, pretesti per ostilità che, più che nel reale, sorgono nella natura malevola dell’uomo. E se non siete d’accordo, statevene dalla vostra parte che io starò dalla mia.
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